Scalfaro, quattordici anni dopo

In modo che ognuno possa farsi un'idea chiara di quanto fosse in buona fede, quattordici anni fa, Oscar Luigi Scalfaro, conviene leggere la sua intervista pubblicata oggi sul Corriere della Sera. Parlando dell'avviso di garanzia ricevuto (con preavviso a mezzo stampa) da Silvio Berlusconi nel novembre del 1994, durante il vertice Onu sulla criminalità internazionale che si teneva a Napoli, Scalfaro, all'epoca presidente della Repubblica, oggi dice: «L'avviso di garanzia che fu recapitato a Napoli, durante il vertice dell'Onu, arrivò con un tempismo singolare. Oggi come allora la domanda è dove fosse l'urgenza. E bisogna riconoscere che anche fatti come questi, uniti a certi atteggiamenti ultradifensivistici del Csm, contribuscono ad alimentare la sfiducia nei cittadini».

Ecco, da uno che adesso dice simili cose con tanta tranquillità ti aspetteresti che le avesse dette anche all'epoca. E invece non solo non disse nulla di tutto questo - e se lo avesse fatto forse la storia d'Italia avrebbe preso una piega diversa. Non solo ebbe proprio lui, per primo, un atteggiamento «ultradifensivistico» nei confronti dei magistrati che spedirono quell'avviso di garanzia ad orologeria (il presidente della Repubblica, ricordiamolo, è anche presidente del consiglio superiore della magistratura). Ma colse la palla al balzo per completare il lavoro dei magistrati e dare il colpo di grazia a Berlusconi, invitandolo a fare il famoso «passo indietro». Solo oggi sappiamo cosa pensasse davvero di quell'avviso di garanzia. Quattordici anni dopo.

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