Prodi e la fiducia al Senato: una mano di conti - 2

Rispetto allo scenario base di ieri sera, nella giornata di oggi qualcosa è cambiato. E non in meglio per Romano Prodi. Il quale, se si recherà al Senato per chiedere la fiducia (la seduta è convocata alle ore 15 di giovedì, la votazione è prevista in serata) rischia ora di perdere con uno scarto notevole. Vediamo perché.

Il "no" alla fiducia chiesta da Prodi dovrebbe arrivare dai 156 senatori del centrodestra (se saranno tutti presenti, come pare), ai quali è previsto che si aggiungano i tre senatori dell'Udeur (oggi hanno fatto sapere che voteranno "no"), l'ex rifondarolo Franco Turigliatto e - sono le novità di oggi - il senatore indipendente ex Margherita (ed ex An) Domenico Fisichella e due senatori del gruppo di Dini: lo stesso Lamberto e Giuseppe Scalera. Il totale fa nientemeno che 163. Voci insistenti hanno dato per probabile il rientro di uno dei senatori dell'Udeur (il nome è ininfluente) nelle file del centrosinistra, con conseguente voto in favore della fiducia al governo. Ma un esponente dell'Udeur che salta sulla barca che affonda è una creatura non data in natura. E comunque queste voci sono state smentite in modo abbastanza convincente.

Al centrosinistra, a questo punto, escludendo il presidente del Senato Franco Marini (che per prassi non vota) e il senatore a vita Sergio Pininfarina, assente a causa delle sue condizioni di salute, ed includendo nel conto tutti gli altri senatori a vita, resterebbero 157 voti. Che probabilmente diventeranno 156 a causa dell'assenza del senatore eletto all'estero Luigi Pallaro, il quale a farsi quindici ore di volo per puntellare un governo morto non ci pensa proprio.

Al momento, dunque, l'esito più probabile della contesa è di 163 voti contro la fiducia chiesta da Prodi e 156 voti in favore del governo. Prodi passerà l'intera nottata cercando di "recuperare" i voti mancanti (deve provare a convincere, con i metodi che è facile intuire, 4 senatori contrari a dargli la fiducia). Forse ha margini per spingere Dini e Scalera a passare dal "no" all'assenza dall'aula, ma per spuntarla gli ci vorrà ben altro. Se al momento della conta i numeri saranno ancora questi, o comunque molto simili, ci penserà due volte prima di andare a farsi umiliare in Senato.

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