Lo scettro dell'anti-politica passa di mano
di Fausto Carioti Il mondo alla rovescia. Silvio Berlusconi era abituato ad apparire davanti alla platea di Confindustria con indosso i panni nei quali si muove meglio: quelli dell’antipolitico, dell’uomo del fare insofferente dei bizantinismi. A Vicenza, in una performance diventata oggetto di culto sul web, fece vendemmia di applausi e consensi spronando gli imprenditori: «Veniamo un po’ meno in Confindustria, rimaniamo in azienda a lavorare». Notare la prima persona plurale: perché lui è come loro (nel senso che lui è migliore, e visti i fatturati è difficile dargli torto), uno che conosce i mercati e i clienti, e che se solo potesse far marciare il governo e la maggioranza come i suoi consigli d’amministrazione avremmo tutti il reddito pro-capite del Lussemburgo. Un’altra epoca. Ieri, nell’assemblea annuale di Confindustria, Berlusconi si è trovato nel ruolo opposto, trasformato nella sua nemesi storica: il politico di professione, che non riesce a fare ciò che vorrebbe per colpa d