Il lupo non c'è più

di Fausto Carioti

Crederci è stato bello. Ma l’idea che a guidare la Francia ci fosse un conservatore liberale che si comporta come tale, e non come il sommo sacerdote del compromesso (tipo Jacques Chirac, per capirsi) era troppo rivoluzionaria per essere vera. Le ultime illusioni sono appena tramontate: Nicolas Sarkozy, lo strano gollista atlantista che si era fatto eleggere all’Eliseo promettendo la «rupture», il taglio netto con i suoi imbalsamati predecessori, non c'è più. L’uomo che nel maggio del 2007 il filosofo André Glucksmann votò e paragonò a «un grande lupo cattivo» per la sua capacità di fregarsene del politicamente corretto e dividere l’opinione pubblica, sembra essersi accucciato felice. Ora, con la sua decisione di non estradare in Italia la terrorista rossa Marina Petrella - condannata all’ergastolo per l’omicidio del commissario Sebastiano Vinci, per l’attentato al vice questore Nicola Simone e per il sequestro del giudice D’Urso - Sarkozy è riuscito a farsi applaudire persino dai nostalgici della stella a cinque punte.

Dove non poterono l’ideologia e l’establishment francese, è riuscita l’alcova. Il pover’uomo ormai pare agire sotto dettatura di sua moglie Carla Bruni, della sorella di costei, Valeria, e della madre delle due, insomma la suocera di Sarkozy, Marisa Borini Bruni Tedeschi. Non è né un’illazione né un gossip, ma quanto emerge in modo limpido dalle dichiarazioni delle tre signore. Conversando con il quotidiano francese Libération, la moglie del presidente ha candidamente ammesso di aver avuto un ruolo importante nella vicenda della Petrella. E mercoledì scorso, ben prima che il governo italiano fosse messo al corrente della decisione, Carla, assieme alla sorella, si è recata dalla brigatista, ricoverata nell’ospedale psichiatrico parigino di Sainte Anne. «Siamo andate a portarle un messaggio da parte di mio marito», ha raccontato Carla Bruni al quotidiano della gauche francese. E la buona notizia era: «Vous ne serez pas extradée vers l’Italie», l’estradizione non ci sarà. Tra il governo del suo amico Silvio Berlusconi e le insistenze quotidiane delle donne di casa, l’uomo più potente di Francia ha scelto infatti la strada che gli garantisce meno scocciature, firmando di suo pugno il “no” all’estradizione e motivando la scelta con ragioni umanitarie: la terrorista rossa infatti, dopo essere stata arrestata nell’agosto del 2007, ha detto di sentirsi molto depressa, ottenendo così dai magistrati francesi la libertà condizionale dopo un solo anno di carcere.

Per il governo italiano lo schiaffo è doppio: si è visto negare l’estradizione quando ormai era pronta (Sarkozy si era impegnato a concederla, pur pregando l’Italia di dare la grazia alla Petrella) ed è venuto a saperlo quattro giorni dopo che la terrorista rossa era stata avvisata dalla signora Bruni-Sarkozy, professione modella e cantante.

Ora, se è vero che si potrebbe riempire un’enciclopedia con i nomi dei grandi leader che hanno subito l’influenza politica di qualche “femme fatale” (non necessariamente la moglie), è anche vero che di solito queste signore hanno avuto il buon gusto di non sbandierarlo in pubblico. In casa Bruni-Sarkozy, invece, pare normale mettere tutto in piazza. Ha parlato anche la cognata del presidente, rivendicando i meriti del “salvataggio” della sua amica Petrella. «Sì, me ne sono occupata e ne ho parlato sia con mia sorella che con suo marito, il presidente della Repubblica», ha detto ValeriaBruni Tedeschi al Corriere della Sera. È stato proprio in seguito alla sua iniziativa, ha aggiunto, che Sarkozy «ha studiato personalmente tutti i dossier» della vicenda e deciso di negare l’estradizione. Del resto, a luglio, persino la suocera del presidente aveva fatto sapere di essere tra i suoi consiglieri: «Ho preso l’abitudine di mandargli un sms con il mio punto di vista politico in momenti di particolare rilevanza», annunciava orgogliosa la signora Marisa.

In Francia i rapporti tra Sarkozy e le donne della sua nuova famiglia sono oggetto di barzellette quotidiane. I più feroci sono chiaramente i grandi giornali di sinistra (Libération, Le Monde, il settimanale Le Canard), ma anche i quotidiani locali, di norma più teneri verso i gollisti, hanno iniziato a prendere di mira il presidente, che si trova a essere difeso dal solo Le Figaro. Di sicuro scene come quelle viste nel mese di agosto alle assemblee condominiali dei proprietari di ville del promontorio del Cap Nègre, con Sarkozy impegnato a difendere la costruzione di una fogna voluta dalla suocera, non contribuiscono ad alzare il profilo del presidente. La buona notizia, insomma, è che tre italiane tengono in pugno il primo cittadino francese, il che può fare bene al nostro orgoglio nazionale. La cattiva notizia è che con loro è arrivata all’Eliseo quella “gauche caviar”, nemica di Berlusconi e amica dei terroristi rossi, della quale Sarkozy sembrava essere la nemesi.

© Libero. Pubblicato il 14 ottobre 2008.

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