Veltroni, la piazza, la scuola: intervista a Brunetta

di Fausto Carioti

Tornano le occupazioni e i picchetti. Il partito democratico cavalca la protesta di studenti e insegnanti e si prepara a sfilare in piazza sabato prossimo. Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione, gongola: «Forza Veltroni, forza D’Alema, forza Pd».

E perché mai?
«Perché più vanno avanti così, più chance abbiamo noi di governare ancora per decenni».

Dove è che sbagliano?
«Semplice: sono fuori sincrono rispetto al Paese. Il Paese, che è coinvolto dalla grave crisi internazionale, preoccupato per il mantenimento dei posti di lavoro e dei livelli di reddito e di benessere, non ha alcuna voglia di conflitto, di sterili proteste di piazza, dei soliti centri sociali, dei bamboccioni protestatari e ignoranti e dei baroni opportunisti che usano questi bamboccioni per mantenere i loro privilegi. Il paese non ha bisogno di questa gente».

Cosa c’entrano Veltroni e il Pd con la protesta di piazza contro la riforma Gelmini?
«È il Pd che, attraverso la Cgil, ha aizzato il mondo della scuola e dell’università. Ma dove sono le idee del Pd e della Cgil per la riforma della scuola e dell’università? Dove sono le idee dei rettori e dei professori? Sono forse le migliaia di corsi di laurea vuoti? Le baronie permanenti?».

Protesteranno anche tanti ragazzi.
«Nei loro confronti ho un po’ più di indulgenza. Di solito i ragazzi sono le prime vittime degli opportunismi e delle strumentalizzazioni. Quelli che protestano oggi hanno le stesse facce di quei ragazzi che in passato, proprio come loro, venivano strumentalizzati».

Lei parla di rettori e professori come se fossero tutti organici al Pd e alla Cgil. Possibile?
«No, non sono organici. Sono semplicemente egoisti e opportunisti. Di volta in volta si alleano con chiunque gli dia un pretesto per mantenere i loro privilegi. La cosa paradossale è che questi privilegiati ora si alleano con una minoranza di studentelli ignoranti».

Crede invece che la maggioranza dei professori aderirà allo sciopero?
«No. Anche nel loro caso, quelle che vediamo agitarsi sono solo minoranze enfatizzate dai media».

Fatto sta che a scioperare e manifestare saranno molte persone.
«Che però non rappresentano l’opinione pubblica. Basta guardare i sondaggi. L’opinione pubblica è intelligente e ha le idee molto chiare. Sulla riforma della scuola è, all’80 per cento, con il governo. È insoddisfatta dell’attuale università e vuole il cambiamento. Non ama i professori universitari e soprattutto non ama i baroni».

Cosa deve fare il governo a questo punto?
«Deve assolutamente andare avanti e spiegare sino alla nausea i contenuti delle cose che sta realizzando, come ha fatto Berlusconi nella conferenza stampa con il ministro Gelmini. Deve pubblicare e spiegare tutti i numeri sulla situazione della scuola e dell’università. E deve difendere, con la massima determinazione, i diritti di tutti».

E i picchetti? E le occupazioni?
«Sono vietati dalla legge».

Cosa devono fare presidi e rettori davanti a picchetti e occupazioni?
«Devono chiamare la polizia per garantire il diritto ad andare a lezione o al lavoro. Non è tollerabile che il diritto di alcuni si trasformi in una violenza per altri».

E se presidi e rettori fingono di non vedere, magari perché la pensano proprio come quelli che fanno i picchetti o occupano le aule?
«In questo caso devono muoversi le autorità di pubblica sicurezza o la magistratura. Si tratta di applicare la legge. La nostra costituzione tutela il diritto a scioperare, il diritto a studiare e il diritto a lavorare. Devono essere garantiti tutti e tre».

Lei guida il ministero della Pubblica Amministrazione. Cosa sta facendo per migliorare scuole e atenei?
«Sto cercando di rinnovare il contratto di lavoro del pubblico impiego, che ovviamente comprende anche la scuola e l’università. Prestissimo ci saranno sorprese».

Che contratto sarà?
«Un contratto onesto. Tutto quello che si risparmierà grazie all’aumento dell’efficienza, tornerà nelle tasche dei pubblici dipendenti sotto forma d’incentivi. Avvieremo un circuito virtuoso: la maggiore efficienza genererà più incentivi e questi, a loro volta, produrranno maggiore efficienza. Sarà una risposta seria e trasparente a tutti i pubblici dipendenti. Così vedremo chi sta dalla parte dei lavoratori e chi sta dalla parte del caos».

© Libero. Pubblicato il 23 ottobre 2008.

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