Retromarcia: i biocarburanti fanno male al pianeta

Così muore l'ultima smania terzomondista e ambientalista. Pur con qualche imbarazzo, il rapporto annuale della Fao sullo "Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura" mette una bella pietra tombale sui biocarburanti, che sino a poco tempo fa tante organizzazioni internazionali vendevano ai governi e all'opinione pubblica mondiale come la soluzione equa e solidale al problema dell'energia, in quanto prodotti da fonti rinnovabili. Per non parlare di quelle associazioni ambientaliste, come il Wwf, che sui biocarburanti avevano investito molta della loro credibilità Ora la Fao chiede di rivedere «politiche e sussidi» relativi alla produzione di biocombustibili.

L'agenzia dell'Onu per l'alimentazione avverte che, anche se il contributo dei biocombustibili liquidi «rimarrà modesto», la domanda di materie prime agricole (zucchero, mais, semi oleosi) necessarie a produrli «continuerà a crescere nel prossimo decennio, e forse anche dopo, ponendo una pressione al rialzo dei prezzi alimentari». I biocarburanti mettono così a rischio la sicurezza alimentare: «Prezzi agricoli sostenuti stanno di già avendo un impatto negativo sui paesi in via di sviluppo, che dipendono in larga misura dalle importazioni alimentari per il fabbisogno interno. Particolarmente a rischio sono i consumatori poveri delle aree urbane ed i compratori netti di cibo delle aree rurali».

A fronte di questi costi elevati, sul piano ambientale il bilancio si prospetta avvilente: «Un maggiore uso, e dunque una maggiore produzione di biocarburanti, non necessariamente contribuirà a ridurre le emissioni di gas serra così come era sembrato in un primo momento», si legge nel rapporto. Un ripensamento vero e proprio, dunque.

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