Guerra tra poveri a sinistra
di Fausto Carioti
Per quanto ardite siano le fantasie di Silvio Berlusconi, un’opposizione così va al di là dei suoi sogni. Ieri, ad esempio, sono scesi in piazza l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e quella sinistra che nel resto del mondo occidentale ormai appare solo su History Channel (Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani). Tutti convinti che Berlusconi sia il peggiore essere umano del pianeta, tutti impegnati a gridare che l’Italia è a un passo dalla dittatura. Pur accomunati da un’analisi tanto profonda, i due gruppi si sono guardati bene dallo scendere in piazza insieme: da una parte gli agitatori di manette, con il lodo Alfano nel mirino, dall’altra le panciere rosse, incavolate con la politica economica del governo, al quale imputano il crollo della Borsa di questi giorni e probabilmente anche quello del 1929.
Perché gente simile non è scesa in piazza insieme? Semplice, perché presto si vota per le amministrative e per il parlamento europeo, e quello che si è visto ieri era l’inizio di una campagna elettorale nella quale i partiti di sinistra dovranno contendersi con le unghie i pochi voti accreditati all’opposizione. Per molti è una questione di sopravvivenza: se le sigle extraparlamentari, come oggi sono Rifondazione comunista, Pdci e Verdi, non otterranno nemmeno un seggio alle europee, il rubinetto dei finanziamenti pubblici si chiuderà a partire dal 2011. Insomma, si insulta Berlusconi, ma in questa guerra tra poveri il nemico vero è quello che a Montecitorio sta seduto a due metri da te: vietato confondersi con lui.
Come sempre poi, quando le cose vanno male e i soldi scarseggiano, c’è spazio per odii e antipatie interne. Il segretario rifondarolo Paolo Ferrero e il suo rivale Nichi Vendola si detestano al punto che ieri hanno dovuto sfilare il più lontano possibile l’uno dall’altro. La ruspante “base” del partito, che certe esigenze di etichetta non le aveva, ha invece contestato in piazza Fausto Bertinotti, perché pochi giorni fa aveva giudicato «indicibile» la parola comunismo. Mentre Oliviero Diliberto, per salvare dall’estinzione il suo partitino, chiede di farlo accoppiare con quello di Ferrero prima delle europee. Una proposta che fa venire il mal di pancia al segretario di Rifondazione, il quale la prenderà in considerazione solo se si troverà puntata alla tempia la soglia di sbarramento del 5%.
A completare il quadro da sogno del Cavaliere ci pensa il Partito democratico, che ha indetto una manifestazione distinta da quella delle altre due sinistre, per il 25 ottobre. Il senatore Enrico Morando aveva spiegato che «non sarà anti-governativa», beccandosi una salva di pernacchie dai suoi colleghi di partito. Poi è partita la querelle su Annozero, la trasmissione di Michele Santoro, dove sono andate in onda interviste ad attori che ripetevano “rivelazioni” ottenute da fonti anonime, si può immaginare quanto attendibili. Il senatore Marco Follini ha chiesto subito ai vertici della Rai di reprimere questo «malvezzo». Panico nel Pd: proprio con Santoro doveva andarsela a prendere questo? Qualcuno prova a dire che Follini ha parlato a titolo personale. Senonché Follini non è un senatore qualsiasi, ma il responsabile del Pd per l’informazione. E dire che parla a titolo personale su certe cose fa un po’ ridere. «Ci riesce sempre più difficile capire», ha commentato, depresso, l’ulivista Franco Monaco. Berlusconi può dormire tra due guanciali.
© Libero. Pubblicato il 12 ottobre 2008.
Per quanto ardite siano le fantasie di Silvio Berlusconi, un’opposizione così va al di là dei suoi sogni. Ieri, ad esempio, sono scesi in piazza l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e quella sinistra che nel resto del mondo occidentale ormai appare solo su History Channel (Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani). Tutti convinti che Berlusconi sia il peggiore essere umano del pianeta, tutti impegnati a gridare che l’Italia è a un passo dalla dittatura. Pur accomunati da un’analisi tanto profonda, i due gruppi si sono guardati bene dallo scendere in piazza insieme: da una parte gli agitatori di manette, con il lodo Alfano nel mirino, dall’altra le panciere rosse, incavolate con la politica economica del governo, al quale imputano il crollo della Borsa di questi giorni e probabilmente anche quello del 1929.
Perché gente simile non è scesa in piazza insieme? Semplice, perché presto si vota per le amministrative e per il parlamento europeo, e quello che si è visto ieri era l’inizio di una campagna elettorale nella quale i partiti di sinistra dovranno contendersi con le unghie i pochi voti accreditati all’opposizione. Per molti è una questione di sopravvivenza: se le sigle extraparlamentari, come oggi sono Rifondazione comunista, Pdci e Verdi, non otterranno nemmeno un seggio alle europee, il rubinetto dei finanziamenti pubblici si chiuderà a partire dal 2011. Insomma, si insulta Berlusconi, ma in questa guerra tra poveri il nemico vero è quello che a Montecitorio sta seduto a due metri da te: vietato confondersi con lui.
Come sempre poi, quando le cose vanno male e i soldi scarseggiano, c’è spazio per odii e antipatie interne. Il segretario rifondarolo Paolo Ferrero e il suo rivale Nichi Vendola si detestano al punto che ieri hanno dovuto sfilare il più lontano possibile l’uno dall’altro. La ruspante “base” del partito, che certe esigenze di etichetta non le aveva, ha invece contestato in piazza Fausto Bertinotti, perché pochi giorni fa aveva giudicato «indicibile» la parola comunismo. Mentre Oliviero Diliberto, per salvare dall’estinzione il suo partitino, chiede di farlo accoppiare con quello di Ferrero prima delle europee. Una proposta che fa venire il mal di pancia al segretario di Rifondazione, il quale la prenderà in considerazione solo se si troverà puntata alla tempia la soglia di sbarramento del 5%.
A completare il quadro da sogno del Cavaliere ci pensa il Partito democratico, che ha indetto una manifestazione distinta da quella delle altre due sinistre, per il 25 ottobre. Il senatore Enrico Morando aveva spiegato che «non sarà anti-governativa», beccandosi una salva di pernacchie dai suoi colleghi di partito. Poi è partita la querelle su Annozero, la trasmissione di Michele Santoro, dove sono andate in onda interviste ad attori che ripetevano “rivelazioni” ottenute da fonti anonime, si può immaginare quanto attendibili. Il senatore Marco Follini ha chiesto subito ai vertici della Rai di reprimere questo «malvezzo». Panico nel Pd: proprio con Santoro doveva andarsela a prendere questo? Qualcuno prova a dire che Follini ha parlato a titolo personale. Senonché Follini non è un senatore qualsiasi, ma il responsabile del Pd per l’informazione. E dire che parla a titolo personale su certe cose fa un po’ ridere. «Ci riesce sempre più difficile capire», ha commentato, depresso, l’ulivista Franco Monaco. Berlusconi può dormire tra due guanciali.
© Libero. Pubblicato il 12 ottobre 2008.