La sinistra non sa più ridere (se ne accorge persino il Manifesto)

Madonna che tristezza, che pianto, che gente lugubre. Non sanno più scherzare, non hanno più idea di cosa siano il sorriso e il sano cazzeggio. Il loro unico modello di confronto politico è la versione 2009 di piazzale Loreto.

E' successo che il mensile Rolling Stone ha eletto Silvio Berlusconi rockstar dell'anno. Basta leggere le motivazioni del gesto per capire di cosa si tratta: «Per evidenti meriti dovuti a uno stile di vita per il quale la definizione di rock&roll va persino stretta. I Rod Stewart, i Brian Jones, i Keith Richards dei tempi d'oro sono pivellini in confronto. La "Neverland" di Michael Jackson è una mansardina in confronto a Villa Certosa, e via così». Insomma, una sana goliardata. E come tale, infatti, è stata presa sia dal sottoscritto, su Libero, sia da Vittorio Macioce sul Giornale. Scrive ancora Rolling Stone, a scanso di equivoci: «Siamo ben fuori dal dispensare giudizi da destra o da sinistra. Siamo solo osservatori che constatano ciò che è avvenuto e avviene ogni giorno. I comportamenti quotidiani di Silvio, la sua furia vitale, il suo stile di vita inimitabile, gli hanno regalato, specie quest'anno, un'incredibile popolarità internazionale».

Bene. Anzi, no, male. Perché a sinistra succede il finimondo. Rivolta dei lettori di Rolling Stone (qui e qui). Gente che scrive robe simili: «Anche Rolling Stone ha contribuito a pubblicizzare l'immagine dell'uomo che sta contribuendo alla rovina della democrazia italiana»; «Ecco l'ennesimo triste primato del Nano Puttaniere: autoproclamarsi rockstar dell'anno non l'aveva mai fatto nessuno»; «La vostra ironia stile striscia che fa l'1% di satira e per il restante 99% lecca il culo sta diventando nauseante»; «Questo numero lo usero sopratutto la prima pagina per pulirmi il culo e poi vi manderò la foto» (non ho riscritto quest'ultima frase in italiano, preferendo copiarla e incollarla così come è, perché utile a definire la personalità di chi l'ha scritta). E così via, da un travaso di bile all'altro.

E meno male che c'era quel paragone con Neverland e Michael Jackson, non proprio lusinghiero, e meno male pure che quella copertina raffigura Berlusconi che strappa il tricolore, che proprio un complimento per un premier non lo è. Ma niente da fare, il riflesso pavloviano è scattato e non lo ferma più nessuno.

I neuroni dei compagni stanno messi davvero male, tanto che se ne accorge persino il Manifesto, in un articolo pubblicato oggi e ripreso sul sito di Rolling Stone. Scrive Marco Mancassola sul Manifesto: «La situazione si complica quando guardiamo alle reazioni da sinistra: per nulla entusiaste dello scherzo, perplesse e persino gelide. Al primo diffondersi della notizia la rete si riempie di dibattiti indignati. (...) Il popolo della rete, in teoria giovane e consapevole degli spiazzanti codici della comunicazione, non apprezza o forse non comprende. Alla sede della rivista confermano di ricevere una valanga di mail di insulti».

Perché questa tragedia? Scrive ancora il Manifesto: «Ora, quando una provocazione stenta a venire riconosciuta ci sono due possibilità. La prima è che si tratti di un'operazione troppo ambigua: Rolling Stone avrebbe dovuto strizzare l'occhio ai suoi lettori, dichiarare in modo più palese le intenzioni scherzose. Ma questo avrebbe sminuito la provocazione, che colpisce proprio l'ambiguità dell'era in cui viviamo: nel sistema del grande spettacolo pop, nostro malgrado, la rockstar non è chi ci piace ma semplicemente chi si prende il palco. Celebrazione e irrisione non sono sempre distinguibili e chi calca quel palco non se ne cura. Anche su questo si fonda il suo potere. L'altra possibilità è che la provocazione sia invece ben fatta, ma il pubblico italiano, anche quello giovane, anche quello di sinistra, non sia in grado di riconoscerla. Possibilità inquietante perché significherebbe che in un paese governato nostro malgrado dai codici dello spettacolo, del paradosso, del grottesco, dell'ironia più o meno postmoderna, assistiamo a un'improvvisa caduta nella capacità di comprendere e gestire questi stessi codici».

Ecco, c'è una terza possibilità, di cui il Manifesto non parla. E cioè che siano quindici anni che il popolo della sinistra viene nutrito mediante livore, odio politico e antropologico, da gente che scrive che chi non la pensa come loro è un idiota o un delinquente. E che magari pretende di fare satira intelligente invocando l'omicidio di Renato Brunetta. Con il risultato che ormai ci sono milioni di individui (pur sempre minoranza, vivaiddio) che se non gli scrivi che Berlusconi è peggio di Adolf Hitler nemmeno ti stanno a sentire. Che se poco poco ti limiti a prenderlo garbatamente per il sedere, Berlusconi, come ha fatto Rolling Stone, senza invocare su di lui il giudizio finale di qualche macellaio del popolo, ti danno del lurido fiancheggiatore.

Che pena, che tristezza.

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