Le dieci bufale di Copenhagen

di Fausto Carioti

Se qualcuno fosse davvero preoccupato per l’omologazione dell’informazione, è proprio in questi giorni, durante il vertice di Copenhagen, che avrebbe il diritto di incavolarsi. Telegiornali, quotidiani, settimanali, speciali televisivi e radiofonici: tutti impegnati a dire le stesse cose. Per non parlare delle pubblicità che le aziende mettono ovunque per convincerci che sono diventate a «impatto zero» e che anche noi dovremmo calibrare ogni gesto della nostra vita per combattere il vero nemico dell’umanità: l’anidride carbonica, responsabile del surriscaldamento del pianeta.

Tanta foga, dunque. Ma anche tante balle. Ecco le dieci bufale più in voga.

1) Il surriscaldamento
E sì, la prima cosa su cui manca il consenso scientifico è proprio l’innalzamento della temperatura globale. I repubblicani americani hanno presentato al Senato un rapporto in cui sono raccolti i pareri di 650 scienziati, inclusi alcuni Nobel, che negano l’esistenza del riscaldamento globale o, comunque, che l’uomo abbia qualche ruolo in esso. Come scrive il climatologo Richard Lindzen sul Wall Street Journal, «le pretese che il cambiamento climatico stia accelerando sono bizzarre». Perché i numeri sono scarsi e perché «il consenso generale per il riscaldamento è basato non tanto sulla qualità dei dati, ma piuttosto sul fatto che c’era stata una piccola era glaciale tra il XV e il XIX secolo. E quindi non è sorprendente che le temperature siano salite quando siamo usciti da questo evento». In Italia, tra chi sostiene cose simili, c’è il climatologo Franco Prodi. Che ieri le ha ripetute al Mattino: «Si pensa che l’emergenza del pianeta sia quella climatica sulla base di previsioni che hanno margini di errore elevatissimi».

2) Gli scienziati “buoni”
Gli scienziati onesti sono quelli che sostengono la teoria del global warming. Gli altri, i «negazionisti», sono quelli che barano. È quello che vogliono farci credere. Finora, però, gli unici scoperti a manipolare i dati sono i primi. Poche settimane fa sono diventate pubbliche le e-mail che si sono scambiati alcuni tra i più noti difensori americani ed inglesi della tesi del global warming. Questi ricercatori discutevano su come truccare numeri e grafici, in modo da fare apparire incontrovertibile il riscaldamento del pianeta.

3) La Co2 uccide
L’anidride carbonica è un gas letale: è la bufala più divertente. Perché, senza la Co2 che trattiene il calore dei raggi solari, la Terra sarebbe una palla di ghiaccio senza vita.

4) È colpa dell’uomo
Altra bufala che va per la maggiore: la Co2 è prodotta dall’uomo. Il quale, invece, è responsabile di una quota minima, inferiore al 10%, delle emissioni. La quota restante è prodotta dal pianeta, ad esempio tramite piante, oceani e vulcani. La quantità immessa dall’uomo, inoltre, è pari a meno dell’1% dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera.

5) Mamma Terra
La Terra come un grande essere vivente in perenne equilibrio: è l’“ipotesi di Gaia”. Sarebbe l’uomo a minacciare questo meraviglioso super-organismo. Ma la storia della Terra è un’altalena di temperature che sono scese e salite per cause del tutto naturali, e così facendo hanno prodotto una lunga serie di estinzioni di massa. Tanto da spingere la rivista New Scientist a paragonare la Terra a Medea, assassina dei propri figli. È l’uomo, allora, che deve temere la Terra. E non viceversa.

6) Le generazioni future
In questi giorni lo ripetono un po’ tutti: combattere il surriscaldamento è la cosa migliore che possiamo fare per le prossime generazioni. Ma se davvero vogliamo investire per gli altri, esistono modi molto più sensati. Quanti vaccini, scuole, condutture di acqua potabile, fognature e alimenti si possono portare, laddove ce n’è bisogno, con spesa uguale o inferiore a quella che ci chiedono i seguaci di Al Gore?

7) “Chilometri zero”
È l’ultima moda delle famiglie eco-consapevoli: comprare il cibo prodotto a due passi da casa. Meno spostamenti, meno emissioni di Co2. Ma non è così che funziona. Un’inchiesta dell’Economist ha dimostrato che il modo più ecologico di fare la spesa è andare nei grandi supermercati. Se poi si mette nel conto anche l’energia usata per produrre il cibo, si scopre che i prodotti provenienti dall’altra parte del mondo possono essere più ecologici di quelli fatti sotto casa.

8) I biocarburanti
La soluzione sono i carburanti derivati da zucchero e mais. Così ci avevano detto. Poi, però, si è scoperto che la richiesta di questi vegetali per farne combustibili spingeva i prezzi tanto in alto da mettere a rischio la sicurezza alimentare dei Paesi poveri. Con risultati deludenti sul fronte delle emissioni: come si legge in un rapporto della Fao, «una maggiore produzione di biocarburanti non necessariamente contribuirà a ridurre le emissioni di gas serra».

9) Il vento e il sole
Le fonti rinnovabili, come l’energia solare e quella eolica, sono convenienti e rappresentano il futuro. Sarebbe bello. Ma pannelli fotovoltaici ed eliche si stanno diffondendo solo perché sovvenzionati dal contribuente. E hanno limiti enormi. Come calcolato dagli scienziati Franco Battaglia e Renato Angelo Ricci, «per soddisfare il 10% dei consumi elettrici italiani avremmo bisogno di spendere 240 miliardi di euro in pannelli fotovoltaici da allocare su un’estensione di 200 chilometri quadrati». E per ottenere lo stesso risultato con l’eolico si dovrebbero installare 24mila turbine alte più di 50 metri.

10) Ora però c’è Obama
Qualcuno ci crede ancora: ora che c’è Barack Obama il mondo è più verde. In realtà, anche in questo campo, Obama si conferma un politico realista. Non ha rinunciato all’energia nucleare e al carbone. E sa che deve fare i conti con l’opinione pubblica americana, che non intende stringere la cinghia per una teoria, quella del riscaldamento globale, che convince sempre meno.

© Libero. Pubblicato l'8 dicembre 2009.

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