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Visualizzazione dei post da novembre, 2009

Il balzello sui processi e i veri conti della giustizia

di Fausto Carioti Ma sì che alla fine una soluzione salta fuori: siamo pur sempre in Italia, no? E allora se Silvio Berlusconi vuole avere la legge sul processo breve, e se Gianfranco Fini gli risponde che si può fare solo se aumentano i finanziamenti per la giustizia, e se Giulio Tremonti dice a tutti e due «bamboli, non c’è una lira», state tranquilli che alla fine ogni cosa si mette a posto e quei soldi si trovano. Dove? Bravi, indovinato: nelle vostre tasche. Sta succedendo in queste ore. Il governo ha appena presentato in Parlamento un emendamento alla Finanziaria da esso stesso preparata pochi giorni fa. Con questa modifica aumenta il «contributo unificato» per le spese degli atti giudiziari. Insomma, rincara il balzello sui processi, che ovviamente deve essere pagato da chi promuove la causa. L’aumento riguarda sia il costo della tassa, sia i casi in cui esso è applicato, poiché il contributo viene esteso a fattispecie di processi che al momento ne erano esenti: nel processo pen

La sinistra non sa più ridere (se ne accorge persino il Manifesto)

Madonna che tristezza, che pianto, che gente lugubre. Non sanno più scherzare, non hanno più idea di cosa siano il sorriso e il sano cazzeggio. Il loro unico modello di confronto politico è la versione 2009 di piazzale Loreto. E' successo che il mensile Rolling Stone ha eletto Silvio Berlusconi rockstar dell'anno . Basta leggere le motivazioni del gesto per capire di cosa si tratta: «Per evidenti meriti dovuti a uno stile di vita per il quale la definizione di rock&roll va persino stretta. I Rod Stewart, i Brian Jones, i Keith Richards dei tempi d'oro sono pivellini in confronto. La "Neverland" di Michael Jackson è una mansardina in confronto a Villa Certosa, e via così». Insomma, una sana goliardata. E come tale, infatti, è stata presa sia dal sottoscritto , su Libero, sia da Vittorio Macioce sul Giornale. Scrive ancora Rolling Stone, a scanso di equivoci: «Siamo ben fuori dal dispensare giudizi da destra o da sinistra. Siamo solo osservatori che constatano

Berlusconi, Fini e Bersani: riforme improbabili, ma possibili

di Fausto Carioti Non è certo l'autostrada che vuole Silvio Berlusconi, e alla fine non è detto che porti proprio dove vuole lui. È un sentiero in salita, zeppo di ostacoli. Che passa attraverso quel campo minato che sarà la campagna elettorale per le regionali. Ma per la prima volta, in questa legislatura, si intravede un percorso possibile per tirare fuori il premier dai processi, fare una riforma della giustizia degna di questo nome, sottrarre il Parlamento e il potere politico dai condizionamenti della magistratura e dare un nuovo assetto istituzionale al Paese. Un altro mondo rispetto a quello di una settimana fa, quando la legislatura sembrava a un passo dalla fine. Ovvio che il baratro potrebbe riaprirsi nel giro di ore: nella politica italiana si naviga a vista e basta poco a far precipitare la situazione. Però nessuno avrebbe scommesso un euro che in così poco tempo sarebbe cambiato tanto. Anche perché stavolta Gianfranco Fini - che ieri, incalzato da Ferruccio De Bortoli,

Silvio Rocks

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di Fausto Carioti Born to be wild. Nato per essere selvaggio. Uno come Silvio Berlusconi lo devi mettere in competizione con Mick Jagger e Bruce Springsteen, mica con Dario Franceschini, che ti addormenti solo a guardarlo. Una vita da vera rockstar, quella del Cavaliere. «Piena di guai», proprio come cantava Vasco, e come le procure di Milano e Palermo possono confermare. «Una vita che non è mai tardi, di quelle che non dormi mai», se è vera solo la metà delle cose che si leggono nel libro di Patrizia D’Addario, dal quale l’ego machista del premier rischia di uscire ulteriormente rafforzato. «Più di una volta», scrive la escort raccontando la sua notte con Berlusconi, «spero si addormenti. Ma quando sembra che dorma, lì dove avete capito che gli piace di più farlo, con la testa fra le mie cosce, si riprende, corre in bagno, si butta sotto la doccia fredda e riparte». Se il mondo della politica ancora fatica a comprenderlo, quello della cultura di massa, che invece ha gli strumenti per

La Roma alta e la Roma bassa

di Fausto Carioti Non conosci Roma, e non puoi capire vicende come quella di Brenda, di Piero Marrazzo e di tutto quel mondo ricco e potente che è passato nei seminterrati bui di via Gradoli, se non sei mai stato sulla spiaggia di Capocotta. Qui nei mesi estivi, nude o quasi, signore della Roma bene prendono il sole leggendo gli ultimi titoli del catalogo Adelphi. Ogni tanto, qualcuna si alza pigra dal lettino e va a farsi un giro tra le dune dietro la spiaggia. Dove trova ad attenderla i figli del popolo, e tutti insieme mettono in scena l’unione dell’alto con il basso, meglio ancora se con l’infimo. A rispettosa distanza, Rolex al polso, tradizione vuole che il marito cornuto si goda la scena. La fusione tra l’oro patrizio e il sangue della plebe è il rituale più antico della capitale, che all’oro e al sangue deve i suoi colori. «Senato e popolo romano» erano le due gambe dell’urbe quando stava al centro del mondo. Lo sono ancora adesso che Roma non conta più nulla e che di oro ce n’

Il caso Cosentino rompe la tregua tra Berlusconi e Fini

di Fausto Carioti La tregua fragile appena raggiunta da Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, suggellata dal testo di legge sul processo breve, scricchiola e minaccia di rompersi davanti alla candidatura di Nicola Cosentino. Il sottosegretario all’Economia, per il quale un gip di Napoli ha inviato a Montecitorio la richiesta d’arresto per concorso esterno in associazione camorristica, ha confermato di voler correre come presidente della Campania, nonostante il veto di Fini. Intenzione ribadita ieri sera dopo un colloquio di mezz’ora con il presidente del Consiglio. «Sono convinto che Cosentino non sarà candidato e Berlusconi condivide l’idea che sia inopportuno candidarlo», aveva detto mercoledì sera il presidente della Camera. Ventiquattro ore dopo, uscito da palazzo Grazioli, Cosentino ha fatto capire che le cose non stanno proprio così. «Mantengo la mia candidatura. Berlusconi ne ha preso atto», ha riferito il sottosegretario. Va da sé che, se il Cavaliere avesse voluto, avrebbe potu

Le ragioni della tregua armata tra Berlusconi e Fini

di Fausto Carioti Certo, non è finita proprio come voleva Silvio Berlusconi, ma al Cavaliere poteva andare peggio. Anche se i due si detestano, l’accordo politico con Gianfranco Fini per evitare al premier di subire una condanna di primo grado nel giro di pochi mesi è stato trovato. L’intesa è già definita, almeno quanto basta per presentare in tempi rapidissimi il disegno di legge che il Parlamento dovrà poi approvare a tappe forzate. Non è un caso, comunque, che il cammino del provvedimento inizi al Senato, cioè nella Camera in cui Berlusconi ripone più fiducia, che poi è anche quella non presieduta da Fini. E non è un caso nemmeno che, prima di decidere con l’ex leader di An (e con Umberto Bossi) le candidature per le regionali, il leader del PdL voglia assicurarsi di portare a casa il provvedimento che lo toglie dalle grinfie dei magistrati. Insomma, il rapporto umano tra i due è rovinato e difficilmente potrà essere ricomposto, ma la reciproca convenienza costringe Silvio e Gianfr

La strategia del gufo

di Fausto Carioti Se dopo il terzo cuoco in un anno ancora non si capisce se il Pd sia un piatto vegetariano o una bistecca, nouvelle cuisine o pietanza da osteria, forse il problema non è nel nome di chi sta ai fornelli, si chiami Walter Veltroni, Dario Franceschini o - da ieri - Pier Luigi Bersani. Forse il problema è l’idea in sé: il Pd non si sapeva cosa fosse quando è stato fatto e continua ad essere oggetto incomprensibile ancora oggi. A questa conclusione deve essere arrivato anche Bersani, se è vero che ha deciso di rimodellare il Pd facendone l’ennesima incarnazione del Pds. La sua ammissione secondo cui l’addio di Francesco Rutelli non lascia «fronti scoperti» fa capire che i cattolici, nel progetto del nuovo segretario, hanno una funzione poco più che decorativa. Per quelli che, a differenza di Rosy Bindi, rivendicano autonomia di pensiero rispetto agli ex di Botteghe Oscure, la porta è lì: liberi di accomodarsi fuori. Basta questo salto all’indietro a dare senso al partito?

Le ragioni dei poliziotti, i torti della sinistra

di Fausto Carioti Come nei vecchi film di Fantozzi , alla fine la polizia si è incazzata davvero. Solo che stavolta non c’è niente da ridere. Le richieste degli addetti alla sicurezza sono sacrosante e il governo dovrà tenerne conto, anche perché i risultati ottenuti nella lotta alla criminalità si debbono soprattutto al lavoro di poliziotti e carabinieri sottopagati. Chi invece avrebbe buoni motivi per tacere sono i vertici del Pd. Pier Luigi Bersani può permettersi di esprimere «solidarietà» ai poliziotti incavolati per la «situazione pessima» nella quale si trovano solo perché nessuno gli ricorda in pubblico quello che lui sa già benissimo: e cioè che questa «situazione pessima» porta innanzitutto la firma del governo Prodi, nel quale lui era ministro per lo Sviluppo economico. È a quell’esecutivo, infatti, che si deve il contratto in vigore, scaduto nel 2007 e lasciato marcire prima dallo stesso Prodi (malgrado le promesse), quindi dall’esecutivo Berlusconi. Contratto che prevedeva

Alla Casa Bianca la sbornia è finita

di Fausto Carioti Farsi assegnare il Nobel per la Pace dal vetusto comitato norvegese senza aver fatto ancora nulla di pacifista era stato facile. Molto più complicato, per Barack Obama, spingere gli operai della Virginia e i portuali del New Jersey a votare per i “suoi” candidati democratici. E infatti proprio questi due Stati, chiamati alle urne nei giorni scorsi, hanno mandato al presidente americano e al mondo un messaggio molto chiaro: il momento magico di Obama è terminato, ora anche lui è un politico come gli altri, capace di prendere sonore batoste. Spendere il suo nome e la sua faccia non è più sinonimo di vittoria sicura, come hanno scoperto a loro spese i candidati governatori democratici Creigh Deeds e Jon Corzine. Sconfitti malgrado la Virginia, nelle presidenziali dello scorso anno, avesse votato a valanga per Obama, e nonostante il presidente americano avesse fatto campagna elettorale nel New Jersey per Corzine. Tutto inutile. Un voto locale, insomma, ma dal significato

Scienziati contro Darwin

di Fausto Carioti Fosse una ipotesi scientifica come le altre, l’evoluzionismo sarebbe finito già da tempo, se non nell’obitorio della scienza, quantomeno nel reparto dei malati gravi, viste le tante discordanze che le conseguenze di questa teoria hanno con l’osservazione empirica. Ma l’evoluzionismo non è più una teoria qualunque, da sottoporre a rischio di falsificazione, come richiesto dall’epistemologo Karl Popper per distinguere ciò che è scienza da ciò che non lo è. Esso è un dogma al quale si può aderire solo mediante atto di fede. Una metafisica, insomma. Proprio come quel “creazionismo” che degli evoluzionisti è il grande nemico. Con la differenza che chi difende l’ipotesi della creazione di solito lo fa con la Bibbia in mano, e non pretende di parlare in nome della scienza. La stessa comunità scientifica è tutt’altro che concorde con le ipotesi sviluppate da Charles Darwin nell’"Origine delle specie". La novità è che molti di questi scienziati adesso iniziano a rend

Il caso Cucchi e l'inspiegabile sortita di La Russa

di Fausto Carioti Adesso evitiamo che la richiesta di sapere tutta la verità sulla fine di Stefano Cucchi divenga una battaglia “di sinistra”. Con l'opposizione impegnata a confondere la ricerca dei colpevoli con la smania di gettare palate di fango su carabinieri e polizia penitenziaria. E con la maggioranza che, al di là delle frasi di circostanza, tifa in silenzio affinché l'inchiesta finisca in un nulla di fatto, per proteggere il “buon nome” delle istituzioni. Da una parte e dall'altra, gli esempi di simili comportamenti abbondano. E invece serve la verità, senza strumentalizzazioni politiche né complicità omertose. In tempi rapidi, se possibile. Lo chiede innanzitutto il corpo martoriato di quel ragazzo romano di 31 anni, sofferente di epilessia, arrestato la notte tra il 15 e il 16 ottobre per avere in tasca pochi grammi di “fumo” e finito sul tavolo dell'obitorio il 22 ottobre. Ma lo chiede anche il rispetto delle forze dell'ordine, che non meritano di esse