Prodi-Cavazza e Berlusconi-Saccà: trova le differenze
di Fausto Carioti Romano Prodi chiede a voce alta che le intercettazioni delle sue telefonate siano pubblicate. Minimizzare, fare come se non ci fosse nulla da nascondere (tanto ormai è uscito tutto). Fecero così anche due anni fa, quando Angelo Rovati, braccio destro di Prodi, fu beccato mentre spediva da palazzo Chigi uno studio nel quale “suggeriva” a Telecom di scorporare la rete telefonica e farla passare sotto il controllo dello Stato. Quisquilie, pinzillacchere, dissero il premier e i suoi. Andò a finire che il povero Rovati si dovette dimettere, ovviamente dopo essersi assunto tutte le responsabilità. Adesso sono usciti i contenuti di certe telefonate del Professore e dei suoi collaboratori, registrate al tempo in cui il nostro era presidente del Consiglio. Leggendoli con un minimo di attenzione, si scopre che se le telefonate tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà erano materiale incandescente, quelle tra Prodi e i suoi referenti non sono da meno. È il giugno del 2007. C’è un