Un riscaldamento poco globale: al Polo Sud il ghiaccio è a livelli record
La temperatura ai poli sta cambiando. Ma non come si crede comunemente. Anche perché la stampa "ufficiale" si guarda bene dal raccontare tutta la storia. Il New York Times, nelle sue pagine scientifiche, nei giorni scorsi ha pubblicato un tipico articolo sull'argomento. E' lo stesso quotidiano liberal che i corrispondenti dagli States di Repubblica e Corriere citano e copiano ogni volta che possono, premettendo che si tratta dell'"autorevole" New York Times.
L'articolo, nella pagina web, è lungo 40 righe. Il titolo, le prime 38 righe e la foto dal satellite sono dedicati a quanto sta succedendo in Artide. «Mentre il monitoraggio satellitare del ghiaccio polare è stato fatto solo a partire dal 1979, molti esperti che hanno studiato le registrazioni fatte dalla Russia e dall'Alaska, che risalgono a diverse decadi precedenti, sostengono che l'arretramento del ghiaccio quest'anno non ha probabilmente uguali durante il Ventesimo secolo, incluso il periodo caldo degli anni Trenta». Il che, per inciso, non vuole dire molto: nella cosiddetta estate medievale, tra il 1100 e il 1300, è assai probabile che il ghiaccio al Polo Nord fosse assai inferiore rispetto a quello attuale, visto che - ad esempio - fu proprio in quel periodo che la Groenlandia, complici le alte temperature, potè essere colonizzata. E allora i Suv non c'erano.
Fin qui, comunque, niente di nuovo. Soliti dati noti a tutti, interpretati apposta per puntellare le tesi più allarmiste. La notizia, quella vera, è nelle ultime 2 righe dell'articolo. Ben nascosta. Riguarda la faccia opposta della Terra, il Polo Sud. Dove sta avvenendo questo:
L'importante, come sempre, è che non si sappia in giro, e che venga divulgata col megafono solo la metà più allarmante delle notizie. Si sapesse in giro che il riscaldamento dei mari e lo scioglimento dei ghiacci sono tutt'altro che globali, e che anzi ci sono zone importanti del Paese in cui succede l'esatto opposto, gli ecotastrofisti ci rimarrebbero male, e sarebbero costretti a inventarsi una lunga serie di nuove ipotesi ad hoc per spiegare l'ennesima incongruenza dei loro modelli.
L'articolo, nella pagina web, è lungo 40 righe. Il titolo, le prime 38 righe e la foto dal satellite sono dedicati a quanto sta succedendo in Artide. «Mentre il monitoraggio satellitare del ghiaccio polare è stato fatto solo a partire dal 1979, molti esperti che hanno studiato le registrazioni fatte dalla Russia e dall'Alaska, che risalgono a diverse decadi precedenti, sostengono che l'arretramento del ghiaccio quest'anno non ha probabilmente uguali durante il Ventesimo secolo, incluso il periodo caldo degli anni Trenta». Il che, per inciso, non vuole dire molto: nella cosiddetta estate medievale, tra il 1100 e il 1300, è assai probabile che il ghiaccio al Polo Nord fosse assai inferiore rispetto a quello attuale, visto che - ad esempio - fu proprio in quel periodo che la Groenlandia, complici le alte temperature, potè essere colonizzata. E allora i Suv non c'erano.
Fin qui, comunque, niente di nuovo. Soliti dati noti a tutti, interpretati apposta per puntellare le tesi più allarmiste. La notizia, quella vera, è nelle ultime 2 righe dell'articolo. Ben nascosta. Riguarda la faccia opposta della Terra, il Polo Sud. Dove sta avvenendo questo:
«Il ghiaccio attorno all'Antartide ultimamente ha visto una insolita espansione invernale, e questa settimana ha raggiunto livelli record».Tutto vero. Il ghiaccio in Antartide è ai livelli massimi dal 1979. Qui, sul sito che l'Università dell'Illinois ha dedicato alla criosfera, il grafico che misura il fenomeno, e qui, su Icecap, uno studio dei dati (in sintesi).
L'importante, come sempre, è che non si sappia in giro, e che venga divulgata col megafono solo la metà più allarmante delle notizie. Si sapesse in giro che il riscaldamento dei mari e lo scioglimento dei ghiacci sono tutt'altro che globali, e che anzi ci sono zone importanti del Paese in cui succede l'esatto opposto, gli ecotastrofisti ci rimarrebbero male, e sarebbero costretti a inventarsi una lunga serie di nuove ipotesi ad hoc per spiegare l'ennesima incongruenza dei loro modelli.