Se Berlusconi cavalca l'antipolitica
di Fausto Carioti
Silvio Berlusconi ha passato l’estate con il dito alzato. Voleva capire da che parte tirasse il vento. Si è guardato attorno, quasi incredulo. Tutto quello che sentiva e vedeva gli dava una forte sensazione di déjà-vu. Quindi ha deciso, consultandosi con tutti, ma dando retta alla fine solo a se stesso, come fa sempre in questi casi. Ieri, davanti ai giovani di Alleanza nazionale, ha scoperto le carte. Quello che ha fiutato nell’aria, i segnali che ha letto nel Paese sono gli stessi che nell’inverno del 1993 lo convinsero a scendere in campo per cavalcare il forte sentimento antipolitico che montava tra gli elettori. Finì come sappiamo: asfaltò la sinistra e arrivò a Palazzo Chigi. Ora, quattordici anni dopo, il Cavaliere vuole replicare. È convinto che l’Italia di oggi stia nelle stesse condizioni di quella di allora: la classe politica è screditata, la sfiducia degli elettori nei confronti della casta è ai massimi storici e tutto è pronto per l’arrivo di un uomo nuovo che sappia sfruttare questo malcontento per vincere le elezioni. Berlusconi - e qui sta il bello - è convinto di essere questo “homo novus”.
In bocca a chiunque altro farebbe ridere: da allora il Cavaliere è stato per due volte a Palazzo Chigi, e ormai conta sulla groppa la bellezza di 71 primavere. Di sicuro non gli sarà facile ripresentarsi come il nuovo che avanza e indossare ancora i panni del campione dell’antipolitica. Eppure, se c’è uno che può riuscirci è proprio lui. Anche perché ha già messo in conto che dovrà versare un pegno. Il prezzo per ringiovanire di quattordici anni è il sacrificio della sua creatura, Forza Italia. Lui è pronto a pagarlo, e ieri lo ha detto senza giri di parole. Berlusconi ripartirà dai circoli, che Michela Vittoria Brambilla ha costruito in questi mesi. «Silvio spacca tutto», proprio come aveva scritto Libero l’8 settembre, facendo venire forti mal di pancia ai vertici di Forza Italia. I quali, per la loro gastrite, stavolta sono pregati di prendersela con il Capo.
Siccome, ogni volta che Berlusconi dice quello che pensa sull’argomento, poi si cerca di edulcorare il contenuto delle sue parole, vale la pena di mettere le cose nero su bianco. La diagnosi fatta ieri sera, innanzitutto: «Nel ’94 ci fu uno spirito di antipolitica. Oggi c’è ancora, Grillo e la sua gente ne sono la dimostrazione. Dobbiamo dare una risposta concreta». Questa risposta, piaccia o meno, sono i circoli della Brambilla, che Berlusconi definisce «la risposta non di Forza Italia, ma di tutto il centrodestra» allo stallo della politica. Ha accusato i colonnelli di via dell’Umiltà di avere paura «di perdere il cadreghino» davanti al partito unico di centrodestra. A Gianfranco Fini ha assicurato di aver messo a tacere ogni possibile obiezione interna: «Dentro ai partiti ci sono posizioni preminenti che che vanno superate. E io le ho superate». Per sancire il ritorno alla protesta, ha annunciato una immensa manifestazione per il 2 dicembre: la piazza (con lui a guidarla) contro un Palazzo sempre più traballante.
Si sa che esistono due Berlusconi. Uno è quello guascone, convinto di poter passare su ogni ostacolo come un Caterpillar, come fece con il povero Achille Occhetto nel ’94. L’altro è quello che, su pressione dei suoi consiglieri, si atteggia a politico navigato e non disdegna l’inciucio. Ieri si è visto il primo, magari oggi spunterà fuori il secondo. Ma se davvero il Paese di adesso assomiglia a quello del ’94, è inevitabile che nei prossimi mesi vedremo sempre più spesso il Berlusconi che ci ha fatto divertire di più.
© Libero. Pubblicato il 14 settembre 2007.
Silvio Berlusconi ha passato l’estate con il dito alzato. Voleva capire da che parte tirasse il vento. Si è guardato attorno, quasi incredulo. Tutto quello che sentiva e vedeva gli dava una forte sensazione di déjà-vu. Quindi ha deciso, consultandosi con tutti, ma dando retta alla fine solo a se stesso, come fa sempre in questi casi. Ieri, davanti ai giovani di Alleanza nazionale, ha scoperto le carte. Quello che ha fiutato nell’aria, i segnali che ha letto nel Paese sono gli stessi che nell’inverno del 1993 lo convinsero a scendere in campo per cavalcare il forte sentimento antipolitico che montava tra gli elettori. Finì come sappiamo: asfaltò la sinistra e arrivò a Palazzo Chigi. Ora, quattordici anni dopo, il Cavaliere vuole replicare. È convinto che l’Italia di oggi stia nelle stesse condizioni di quella di allora: la classe politica è screditata, la sfiducia degli elettori nei confronti della casta è ai massimi storici e tutto è pronto per l’arrivo di un uomo nuovo che sappia sfruttare questo malcontento per vincere le elezioni. Berlusconi - e qui sta il bello - è convinto di essere questo “homo novus”.
In bocca a chiunque altro farebbe ridere: da allora il Cavaliere è stato per due volte a Palazzo Chigi, e ormai conta sulla groppa la bellezza di 71 primavere. Di sicuro non gli sarà facile ripresentarsi come il nuovo che avanza e indossare ancora i panni del campione dell’antipolitica. Eppure, se c’è uno che può riuscirci è proprio lui. Anche perché ha già messo in conto che dovrà versare un pegno. Il prezzo per ringiovanire di quattordici anni è il sacrificio della sua creatura, Forza Italia. Lui è pronto a pagarlo, e ieri lo ha detto senza giri di parole. Berlusconi ripartirà dai circoli, che Michela Vittoria Brambilla ha costruito in questi mesi. «Silvio spacca tutto», proprio come aveva scritto Libero l’8 settembre, facendo venire forti mal di pancia ai vertici di Forza Italia. I quali, per la loro gastrite, stavolta sono pregati di prendersela con il Capo.
Siccome, ogni volta che Berlusconi dice quello che pensa sull’argomento, poi si cerca di edulcorare il contenuto delle sue parole, vale la pena di mettere le cose nero su bianco. La diagnosi fatta ieri sera, innanzitutto: «Nel ’94 ci fu uno spirito di antipolitica. Oggi c’è ancora, Grillo e la sua gente ne sono la dimostrazione. Dobbiamo dare una risposta concreta». Questa risposta, piaccia o meno, sono i circoli della Brambilla, che Berlusconi definisce «la risposta non di Forza Italia, ma di tutto il centrodestra» allo stallo della politica. Ha accusato i colonnelli di via dell’Umiltà di avere paura «di perdere il cadreghino» davanti al partito unico di centrodestra. A Gianfranco Fini ha assicurato di aver messo a tacere ogni possibile obiezione interna: «Dentro ai partiti ci sono posizioni preminenti che che vanno superate. E io le ho superate». Per sancire il ritorno alla protesta, ha annunciato una immensa manifestazione per il 2 dicembre: la piazza (con lui a guidarla) contro un Palazzo sempre più traballante.
Si sa che esistono due Berlusconi. Uno è quello guascone, convinto di poter passare su ogni ostacolo come un Caterpillar, come fece con il povero Achille Occhetto nel ’94. L’altro è quello che, su pressione dei suoi consiglieri, si atteggia a politico navigato e non disdegna l’inciucio. Ieri si è visto il primo, magari oggi spunterà fuori il secondo. Ma se davvero il Paese di adesso assomiglia a quello del ’94, è inevitabile che nei prossimi mesi vedremo sempre più spesso il Berlusconi che ci ha fatto divertire di più.
© Libero. Pubblicato il 14 settembre 2007.