La sinistra dichiara guerra al topless
di Fausto Carioti
Dichiarando guerra al perizoma e alle tette al vento la sinistra ha completato la sua involuzione. Prima gli avvocati del laicismo e della famiglia allargata si sono trasformati nei difensori inflessibili del sacro vincolo matrimoniale. Poi hanno rinnegato anche quel poco di libertario e libertino che era rimasto nella loro cultura post-sessantottina (la donna finalmente libera di mostrare il corpo, «make love not war» e tutto il resto), facendosi più integralisti di un mullah afghano. Ora si atteggiano a tutori della morale sessuale, senza peraltro avere alcuna credibilità in materia. Colpa - anche questa - di Silvio Berlusconi. Leggete qui: «In un altro scatto l’atmosfera si fa più calda. Il premier non è presente, ma due ragazze in topless prendono il sole in piscina». A inalberarsi così non è il Messaggero di Sant’Antonio di vent’anni fa. È Repubblica di ieri.
È successo che El Pais, il quotidiano spagnolo gemellato con largo Fochetti, ha pubblicato alcune delle fotografie che ritraggono gli ospiti di villa Certosa. Un’operazione illegale, sostengono il premier e i suoi avvocati. Legale o meno, il risultato giornalistico è loffio. Qualunque spiaggia italiana offre materiale per gli ormoni assai più stimolante, per non parlare di Mikonos o Formentera. È passato un terzo di secolo da quando Francesco Guccini sbadigliava davanti a un topless: «Tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent’anni fa». Devono essersene accorti anche a Repubblica se è vero che, dopo aver inseguito quelle foto, ieri manco hanno richiamato la notizia in prima pagina. Però la trincea va difesa a tutti i costi. Se l’unica cosa con cui sparare a Berlusconi sono quattro capezzoli e un perizoma, ci si arrangia con quelli. E allora vai con lo scandalo: sul quotidiano di Ezio Mauro si legge che l’atmosfera della piscina diventa «calda», anche se la scena fotografata più che bollente appare soporifera. Per non dire di quel piccolo dettaglio rappresentato dall’assenza di Berlusconi: fosse stato presente, anche se a venti metri da quelle due paia di tette, chissà quanti bei pensieri torbidi avrebbero potuto attribuirgli.
Alla fine l’unica cosa concreta che resta è l’indignazione di Repubblica. Per la quale, a quanto si capisce, è sconveniente che nella piscina del presidente del consiglio appaiano ragazze a seno nudo, persino se questo avviene quando lui non c’è. Ma i loro strilli sono quelli di un tenore da operetta. Loro sono stati tra i primi a difendere il diritto della donna di mostrare il proprio corpo, annunciandolo come una liberazione epocale. Sono loro quelli che ogni anno, puntuali, condiscono i soliti articoli sul caro-ombrellone con una sfilza di tette ben più siliconate di quelle di villa Certosa. La loro indignazione da neofiti del moralismo, rivelatasi adesso che le tette appaiono attorno alla piscina dell’odiato nemico, puzza tanto di ipocrisia a buon mercato.
In questi anni abbiamo visto l’avvocato Agnelli tuffarsi dallo yacht Capricia come mamma Virginia lo aveva fatto. Abbiamo misurato i centimetri di Luca Cordero di Montezemolo. Si sono visti luccicare sul mare il culone bianco di Giuliano Ferrara e le chiappe chiare di Pier Ferdinando Casini. Abbiamo ammirato in fotografia le tette di Giovanna Melandri e quelle di Barbara Palombelli. E dopo averci sorriso un istante abbiamo pensato che facevano bene, che erano affari loro e che magari l’avessimo noi uno yacht su cui starcene sbracati nudi in santa pace a prendere il sole. A nessuno è venuto in mente di dire che un simile comportamento era inadeguato ai loro incarichi. E se qualcuno lo avesse fatto, Repubblica sarebbe stata in prima fila a spernacchiarlo.
In fondo, se la sinistra aveva una cosa simpatica era proprio una certa rilassatezza nei costumi privati e la tolleranza libertaria verso chi trasgredisce la morale benpensante. Un po’ lo facevano perché ci credevano, un po’ perché guardavano dentro casa loro e capivano che non potevano permettersi di giudicare il prossimo, almeno da quel punto di vista. Che adesso proprio da quelle parti si mettano a fare i poliziotti della Buoncostume di certo non stupisce, visto che sul fronte opposto c’è Berlusconi. Ma un po’ rattrista.
© Libero. Pubblicato il 6 giugno 2009.
Dichiarando guerra al perizoma e alle tette al vento la sinistra ha completato la sua involuzione. Prima gli avvocati del laicismo e della famiglia allargata si sono trasformati nei difensori inflessibili del sacro vincolo matrimoniale. Poi hanno rinnegato anche quel poco di libertario e libertino che era rimasto nella loro cultura post-sessantottina (la donna finalmente libera di mostrare il corpo, «make love not war» e tutto il resto), facendosi più integralisti di un mullah afghano. Ora si atteggiano a tutori della morale sessuale, senza peraltro avere alcuna credibilità in materia. Colpa - anche questa - di Silvio Berlusconi. Leggete qui: «In un altro scatto l’atmosfera si fa più calda. Il premier non è presente, ma due ragazze in topless prendono il sole in piscina». A inalberarsi così non è il Messaggero di Sant’Antonio di vent’anni fa. È Repubblica di ieri.
È successo che El Pais, il quotidiano spagnolo gemellato con largo Fochetti, ha pubblicato alcune delle fotografie che ritraggono gli ospiti di villa Certosa. Un’operazione illegale, sostengono il premier e i suoi avvocati. Legale o meno, il risultato giornalistico è loffio. Qualunque spiaggia italiana offre materiale per gli ormoni assai più stimolante, per non parlare di Mikonos o Formentera. È passato un terzo di secolo da quando Francesco Guccini sbadigliava davanti a un topless: «Tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent’anni fa». Devono essersene accorti anche a Repubblica se è vero che, dopo aver inseguito quelle foto, ieri manco hanno richiamato la notizia in prima pagina. Però la trincea va difesa a tutti i costi. Se l’unica cosa con cui sparare a Berlusconi sono quattro capezzoli e un perizoma, ci si arrangia con quelli. E allora vai con lo scandalo: sul quotidiano di Ezio Mauro si legge che l’atmosfera della piscina diventa «calda», anche se la scena fotografata più che bollente appare soporifera. Per non dire di quel piccolo dettaglio rappresentato dall’assenza di Berlusconi: fosse stato presente, anche se a venti metri da quelle due paia di tette, chissà quanti bei pensieri torbidi avrebbero potuto attribuirgli.
Alla fine l’unica cosa concreta che resta è l’indignazione di Repubblica. Per la quale, a quanto si capisce, è sconveniente che nella piscina del presidente del consiglio appaiano ragazze a seno nudo, persino se questo avviene quando lui non c’è. Ma i loro strilli sono quelli di un tenore da operetta. Loro sono stati tra i primi a difendere il diritto della donna di mostrare il proprio corpo, annunciandolo come una liberazione epocale. Sono loro quelli che ogni anno, puntuali, condiscono i soliti articoli sul caro-ombrellone con una sfilza di tette ben più siliconate di quelle di villa Certosa. La loro indignazione da neofiti del moralismo, rivelatasi adesso che le tette appaiono attorno alla piscina dell’odiato nemico, puzza tanto di ipocrisia a buon mercato.
In questi anni abbiamo visto l’avvocato Agnelli tuffarsi dallo yacht Capricia come mamma Virginia lo aveva fatto. Abbiamo misurato i centimetri di Luca Cordero di Montezemolo. Si sono visti luccicare sul mare il culone bianco di Giuliano Ferrara e le chiappe chiare di Pier Ferdinando Casini. Abbiamo ammirato in fotografia le tette di Giovanna Melandri e quelle di Barbara Palombelli. E dopo averci sorriso un istante abbiamo pensato che facevano bene, che erano affari loro e che magari l’avessimo noi uno yacht su cui starcene sbracati nudi in santa pace a prendere il sole. A nessuno è venuto in mente di dire che un simile comportamento era inadeguato ai loro incarichi. E se qualcuno lo avesse fatto, Repubblica sarebbe stata in prima fila a spernacchiarlo.
In fondo, se la sinistra aveva una cosa simpatica era proprio una certa rilassatezza nei costumi privati e la tolleranza libertaria verso chi trasgredisce la morale benpensante. Un po’ lo facevano perché ci credevano, un po’ perché guardavano dentro casa loro e capivano che non potevano permettersi di giudicare il prossimo, almeno da quel punto di vista. Che adesso proprio da quelle parti si mettano a fare i poliziotti della Buoncostume di certo non stupisce, visto che sul fronte opposto c’è Berlusconi. Ma un po’ rattrista.
© Libero. Pubblicato il 6 giugno 2009.