C'è smog a Grillolandia
di Fausto Carioti
Impossibile capire Beppe Grillo se non si fanno i conti con i suoi entusiasmi. I quali rispondono a logiche tutte loro, che con il pensiero euclideo nulla hanno a che vedere. Il suo entusiasmo per Antonio Di Pietro, ad esempio, ha generato vette irraggiungibili e abissi insondabili. Per l'amico Tonino, Grillo ha accettato persino di apparire in video alla kermesse nazionale dell'Italia dei valori. Ma quando - poche settimane dopo - l'ex pm si allea con «Topo Gigio», alias Walter Veltroni, uno dei suoi due bersagli preferiti (l'altro, manco a dirlo, è lo «psiconano»), tutto quello che riesce a dirgli è un flebile: «Mi ha lasciato un po' così». Dall'inventore del Vaffanculo-day l'Italia si attendeva un briciolo di fantasia e di coraggio in più. La grande smania del comico genovese, da qualche anno, è Internet. Grillo si è immerso in un groviglio di cavi Usb, porte Firewire, terabyte, schermi Lcd, modem wireless e software open source per il web 2.0. Nessun sessantenne italiano ne sarebbe uscito vivo. Il nostro invece - classe 1948 - ce l'ha fatta. Ora è un uomo nuovo. È il guru che detta la linea ai giovani, che in Italia, come noto, sono tali sino a quarant'anni. Il problema, come spesso avviene con certe infatuazioni di mezza età, è che alla fine prendono il sopravvento. Diventano ossessioni manichee, l'unico metro con il quale giudicare il mondo. Simili entusiasmi da neofita fanno idolatrare il mezzo - Internet, in questo caso - e dimenticare il fine iniziale - creare un mondo più ecologicamente corretto. È quello che sta accadendo a Grillo.
Non è sempre stato così. Passata la sbornia degli spot e degli spettacoli televisivi, Grillo era diventato un luddista senza se e senza ma. «Dieci anni fa finivo i miei spettacoli sfasciando un computer a mazzate. Ma poi ho capito alcune cose sui computer e su Internet», ha confessato in un libro uscito nel 2006. Ora Grillo sogna un mondo tipo quello codificato quarant'anni fa dal suo padre putativo, Adriano Celentano. Senza cemento: «Ogni nuova costruzione occupa spazio, risorse, distrugge il territorio». Senza grandi imprese: «Internet potrebbe aiutarci a lasciarci alle spalle un mondo dominato dai manager delle multinazionali». Senza treni ad alta velocità, senza Ogm, senza inceneritori, senza grandi centrali elettriche, senza emissioni di anidride carbonica. Nel mondo di Beppe, la gente non fa cinquanta chilometri al giorno per andare al lavoro: «È del tutto idiota portare milioni di persone nelle città quando con la Rete si può lavorare da casa o da un ufficio vicino a casa. Bisogna incominciare a odiare le macchine. Sono un feticcio, un tabù del secolo scorso». Unico oggetto ideato dopo la rivoluzione industriale degno di sopravvivere all'Armageddon è il computer, con il suo corredo di cavi e periferiche, che consente a Grillo e ai blogger coraggiosi che seguono il suo esempio di portare nel mondo verità e purezza.
È un armamentario ideologico a buon mercato, ma comunque dotato di un certo fascino. Peccato solo che non funzioni così. Non lo dicono i rivali di Grillo, ma quelli come lui, i fondamentalisti dell'ecologia. Grillolandia è più inquinata del nostro sporco mondo. C'è un libro nella galassia ambientalista, di questi tempi, che va per la maggiore. S'intitola "Shades of Green" (Gradazioni di verde), e assegna i voti ai comportamenti di tutti i giorni. Il criterio usato è quello, ormai diventato standard, delle emissioni di anidride carbonica: più CO2 getti nell'aria, più sei cattivo. Forse Grillo non l'ha letto, e comunque non parla direttamente di lui. Delle sue idee sì, però. E non ne parla bene. Il nostro guru sogna un mondo dove la gente non debba spostarsi per lavorare. Dove tutti siano sempre connessi alla Rete, e dove i centri d'aggregazione politica siano anch'essi online, come quelli costruiti attorno a Meetup, il software sponsorizzato da Grillo, grazie al quale si aggregano comunità virtuali. È quanto accaduto ai tanti "Amici di Beppe Grillo" che adesso fanno politica insieme.
Il problema (per loro) è che tutto questo non è affatto ecologico. Il vero ambientalista, quello che tiene al futuro del pianeta, vive perennemente scollegato dai media. Le informazioni? Le scambi a voce con gli altri membri della comunità. Le previsioni del tempo? Non le guardi in televisione, ma le fai osservando gli alberi e gli altri segnali della natura. Se proprio hai bisogno di essere connesso per sapere cosa avviene nel mondo, puoi usare la radio. Tecnologia di fine 1800: altro che Meetup. E Internet? E i modernissimi blog? Ecologicamente inefficienti. Assai meglio i vecchi giornali di carta. Ogni singola copia di quotidiano, infatti, è responsabile dell'emissione di 174 grammi di CO2: passando mezz'ora a "navigare" tra blog e siti "ufficiali" di notizie, si inquina di più. Anche perché i server su cui alloggiano i siti web richiedono l'uso di molta energia elettrica e comportano forti emissioni di anidride carbonica. Internet inquina.
Quanto ai nuovi feticci di Grillo, i computer, con i loro processi produttivi, le loro batterie da smaltire, i metalli dei loro circuiti stampati, sono anch'essi bocciati. L'associazione ecologista Greenpeace, che con Grillo ha fatto più d'una battaglia (ha anche aderito al Vaffa-day) dà voti decisamente bassi all'industria mondiale dell'informatica. Nessun'azienda è esente da critiche, e meritano l'insufficienza colossi come Philips, Microsoft, Motorola, Sharp, Panasonic ed Acer. Sono tutti dati che chi ride dinanzi agli ecocatastrofisti può permettersi di liquidare con un'alzata di spalle. Ma è un lusso che Grillo, ecocatastrofista di professione, non si può permettere.
© Libero. Pubblicato il 1 marzo 2008.
Impossibile capire Beppe Grillo se non si fanno i conti con i suoi entusiasmi. I quali rispondono a logiche tutte loro, che con il pensiero euclideo nulla hanno a che vedere. Il suo entusiasmo per Antonio Di Pietro, ad esempio, ha generato vette irraggiungibili e abissi insondabili. Per l'amico Tonino, Grillo ha accettato persino di apparire in video alla kermesse nazionale dell'Italia dei valori. Ma quando - poche settimane dopo - l'ex pm si allea con «Topo Gigio», alias Walter Veltroni, uno dei suoi due bersagli preferiti (l'altro, manco a dirlo, è lo «psiconano»), tutto quello che riesce a dirgli è un flebile: «Mi ha lasciato un po' così». Dall'inventore del Vaffanculo-day l'Italia si attendeva un briciolo di fantasia e di coraggio in più. La grande smania del comico genovese, da qualche anno, è Internet. Grillo si è immerso in un groviglio di cavi Usb, porte Firewire, terabyte, schermi Lcd, modem wireless e software open source per il web 2.0. Nessun sessantenne italiano ne sarebbe uscito vivo. Il nostro invece - classe 1948 - ce l'ha fatta. Ora è un uomo nuovo. È il guru che detta la linea ai giovani, che in Italia, come noto, sono tali sino a quarant'anni. Il problema, come spesso avviene con certe infatuazioni di mezza età, è che alla fine prendono il sopravvento. Diventano ossessioni manichee, l'unico metro con il quale giudicare il mondo. Simili entusiasmi da neofita fanno idolatrare il mezzo - Internet, in questo caso - e dimenticare il fine iniziale - creare un mondo più ecologicamente corretto. È quello che sta accadendo a Grillo.
Non è sempre stato così. Passata la sbornia degli spot e degli spettacoli televisivi, Grillo era diventato un luddista senza se e senza ma. «Dieci anni fa finivo i miei spettacoli sfasciando un computer a mazzate. Ma poi ho capito alcune cose sui computer e su Internet», ha confessato in un libro uscito nel 2006. Ora Grillo sogna un mondo tipo quello codificato quarant'anni fa dal suo padre putativo, Adriano Celentano. Senza cemento: «Ogni nuova costruzione occupa spazio, risorse, distrugge il territorio». Senza grandi imprese: «Internet potrebbe aiutarci a lasciarci alle spalle un mondo dominato dai manager delle multinazionali». Senza treni ad alta velocità, senza Ogm, senza inceneritori, senza grandi centrali elettriche, senza emissioni di anidride carbonica. Nel mondo di Beppe, la gente non fa cinquanta chilometri al giorno per andare al lavoro: «È del tutto idiota portare milioni di persone nelle città quando con la Rete si può lavorare da casa o da un ufficio vicino a casa. Bisogna incominciare a odiare le macchine. Sono un feticcio, un tabù del secolo scorso». Unico oggetto ideato dopo la rivoluzione industriale degno di sopravvivere all'Armageddon è il computer, con il suo corredo di cavi e periferiche, che consente a Grillo e ai blogger coraggiosi che seguono il suo esempio di portare nel mondo verità e purezza.
È un armamentario ideologico a buon mercato, ma comunque dotato di un certo fascino. Peccato solo che non funzioni così. Non lo dicono i rivali di Grillo, ma quelli come lui, i fondamentalisti dell'ecologia. Grillolandia è più inquinata del nostro sporco mondo. C'è un libro nella galassia ambientalista, di questi tempi, che va per la maggiore. S'intitola "Shades of Green" (Gradazioni di verde), e assegna i voti ai comportamenti di tutti i giorni. Il criterio usato è quello, ormai diventato standard, delle emissioni di anidride carbonica: più CO2 getti nell'aria, più sei cattivo. Forse Grillo non l'ha letto, e comunque non parla direttamente di lui. Delle sue idee sì, però. E non ne parla bene. Il nostro guru sogna un mondo dove la gente non debba spostarsi per lavorare. Dove tutti siano sempre connessi alla Rete, e dove i centri d'aggregazione politica siano anch'essi online, come quelli costruiti attorno a Meetup, il software sponsorizzato da Grillo, grazie al quale si aggregano comunità virtuali. È quanto accaduto ai tanti "Amici di Beppe Grillo" che adesso fanno politica insieme.
Il problema (per loro) è che tutto questo non è affatto ecologico. Il vero ambientalista, quello che tiene al futuro del pianeta, vive perennemente scollegato dai media. Le informazioni? Le scambi a voce con gli altri membri della comunità. Le previsioni del tempo? Non le guardi in televisione, ma le fai osservando gli alberi e gli altri segnali della natura. Se proprio hai bisogno di essere connesso per sapere cosa avviene nel mondo, puoi usare la radio. Tecnologia di fine 1800: altro che Meetup. E Internet? E i modernissimi blog? Ecologicamente inefficienti. Assai meglio i vecchi giornali di carta. Ogni singola copia di quotidiano, infatti, è responsabile dell'emissione di 174 grammi di CO2: passando mezz'ora a "navigare" tra blog e siti "ufficiali" di notizie, si inquina di più. Anche perché i server su cui alloggiano i siti web richiedono l'uso di molta energia elettrica e comportano forti emissioni di anidride carbonica. Internet inquina.
Quanto ai nuovi feticci di Grillo, i computer, con i loro processi produttivi, le loro batterie da smaltire, i metalli dei loro circuiti stampati, sono anch'essi bocciati. L'associazione ecologista Greenpeace, che con Grillo ha fatto più d'una battaglia (ha anche aderito al Vaffa-day) dà voti decisamente bassi all'industria mondiale dell'informatica. Nessun'azienda è esente da critiche, e meritano l'insufficienza colossi come Philips, Microsoft, Motorola, Sharp, Panasonic ed Acer. Sono tutti dati che chi ride dinanzi agli ecocatastrofisti può permettersi di liquidare con un'alzata di spalle. Ma è un lusso che Grillo, ecocatastrofista di professione, non si può permettere.
© Libero. Pubblicato il 1 marzo 2008.