Scienziati italiani contro la teoria del Global warming
di Fausto Carioti
Prepariamoci agli strepiti. Sta per uscire in Italia (vivaiddio) un libro serio sul rapporto tra attività dell’uomo e temperatura del pianeta. Avete presente lo slogan per cui «I cambiamenti climatici sono tutta colpa dell’uomo», che poi è quello con cui Greenpeace chiede di intascare il nostro 5 per mille, insomma il tentativo di farci sentire in colpa per il semplice fatto di esistere e quindi di inquinare? Ecco, il libro in questione è proprio l’esatto contrario di questa roba qui. S’intitola “No slogan. L’eco-ottimismo ai tempi del catastrofismo”. Lo hanno scritto in tre. Due sono fior di scienziati: Teodoro Georgiadis, dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr, e Luigi Mariani, esperto di Agrometeorologia dell’Università di Milano. La terza firma è quella di Mario Masi, giornalista esperto di tematiche ambientali. Lo pubblicano le edizioni Sangel. Il volume sarà presentato giovedì nella sede del Consiglio nazionale delle ricerche. Libero ha potuto leggerlo in anteprima.
Quale sia lo stato attuale del dibattito sul clima, è cosa nota. La tesi per cui la Terra si sta surriscaldando in modo anomalo per colpa dell’uomo è data per scontata dalla grandissima parte dell’informazione, inclusi i telegiornali di qualunque orientamento politico. Addossare la colpa all’industrializzazione (e quindi al capitalismo) e profetizzare sventure apocalittiche che solo politiche stataliste possono evitare, è esercizio facile che porta consensi e onorificenze. Come conferma il caso di Al Gore, che da candidato trombato alla Casa Bianca è diventato Nobel per la Pace. Eppure, che la teoria del global warming non sia così “provata” come vogliono far credere, lo si capisce anche da quelle email, per fortuna diventate pubbliche, nelle quali alcuni tra i più noti difensori americani ed inglesi di questa teoria si scambiavano consigli su come truccare numeri e grafici, in modo da fare apparire incontrovertibile il riscaldamento del pianeta. E meno male che erano scienziati.
Viceversa, fare notare le tante incongruenze della teoria dell’origine antropica del riscaldamento globale, sollevare dubbi sull’esistenza del fenomeno e sulle sue cause, equivale a prendersi l’accusa di «negazionisti», nemici dell’umanità. Con tutto quello che ne consegue: qualche anno fa finì sui giornali la storia dello scienziato Timothy Ball, che aveva ricevuto minacce di morte via email subito dopo aver espresso in televisione le sue perplessità sul riscaldamento globale. Richard Lindzen, che insegna Scienza atmosferica al Massachusetts Institute of Technology e che dei «negazionisti» è uno dei capifila, ha raccontato come gli scienziati che dissentono dalla linea allarmista vedano i fondi sparire e loro stessi etichettati come tirapiedi delle industrie.
Insomma, il libro di Georgiadis, Mariani e Masi arriva nel bel mezzo di una guerra di religione, nella quale persino gli scienziati usano toni e anatemi più adatti a mullah afghani che a uomini di scienza. Lo scopo dei tre autori, spiegano invece loro stessi, è «richiamare alla necessità di stare ai fatti, evitando la rituale equiparazione dell’uomo a cancro del pianeta e mirando a dare risposte all’esigenza di preservare la vita e l’ambiente». Un approccio quanto più possibile “laico”, che poi dovrebbe essere il normale metodo scientifico.
I tre lo mettono in pratica, per iniziare, su tanti slogan che sono sulle bocche di tutti, ma che con la scienza hanno poco a che fare. Esempio: «Le temperature di questi ultimi trent’anni non hanno precedenti negli ultimi mille anni». Vero? No. Spiegano gli autori: «Lo slogan è frutto di un errore dello scienziato statunitense Michael Mann il quale, utilizzando in modo errato una metodologia statistica, ha “appiattito” le temperature precedenti riuscendo a far scomparire la grande fase calda medioevale. L’errata interpretazione di Mann è stata pubblicata sull’“autorevole” rivista scientifica “Nature” e utilizzata come “pezzo forte” dal Report 2001 dell’Ipcc (l’Intergovernmental Panel on Climate Change, il gruppo intergovernativo sul mutamento climatico). (...) Sull’intenzionalità dell’errore di Mann è difficile pronunciarsi; fatto sta che, anche a fronte di contestazioni scientifiche rigorose, Mann non ha mai ammesso l’errore compiuto».
Altro slogan modaiolo: «Le previsioni climatiche eseguite con i modelli matematici su cui si basa il protocollo di Kyoto sono attendibili». Il trattato di Kyoto, per capirsi, è quello in base al quale il mondo industrializzato dovrebbe rinunciare a una parte della (poca) ricchezza che sta producendo in questi anni per tagliare una quota minima delle emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra. Ma la verità, spiegano Georgiadis, Mariani e Masi, è che «modelli basati sulla stessa tecnologia faticano a prevedere una temperatura al suolo di qui a 5 giorni e le cose vanno peggiorando per previsioni a 15 giorni o a 3 mesi. Non si vede dunque in che modo il problema possa essere superato per le previsioni a 100 anni». Ad esempio, «non abbiamo a disposizione modelli in grado di prevedere con la benché minima accuratezza il comportamento futuro delle nubi, il cui ruolo è tanto importante che un aumento futuro delle nubi basse (cumuli, strati) porrebbe il mondo di fronte al problema del raffreddamento globale, mentre viceversa un aumento delle nubi alte (cirri) porterebbe ad un riscaldamento globale».
Chi vuole sapere cosa scrivono gli autori di slogan come «Il cambiamento climatico è la causa dell’assenza di sicurezza alimentare a livello globale» oppure «Per colpa del global warming i deserti avanzano», non ha che da leggere il libro. Dove si spiega anche quali sono le differenze tra le temperature del passato e quelle di oggi, cosa stia accadendo davvero ai ghiacciai della Terra, si discute delle teorie alternative a quella del global warming. Insomma, si fa scienza in modo pacato, documentato e divulgativo.
Ora resta solo da attendere il primo talebano - su Micromega, Repubblica o altrove - che accuserà i «negazionisti» Georgiadis, Mariani e Masi di essere finanziati da qualche industria inquinatrice, e che processerà il Cnr per aver dato spazio alla presentazione di libri tanto “pericolosi”. Coraggio, nemici del dubbio e seguaci del luogo comune, che già vi fremono le mani.
© Libero. Pubblicato il 20 aprile 2010.
Prepariamoci agli strepiti. Sta per uscire in Italia (vivaiddio) un libro serio sul rapporto tra attività dell’uomo e temperatura del pianeta. Avete presente lo slogan per cui «I cambiamenti climatici sono tutta colpa dell’uomo», che poi è quello con cui Greenpeace chiede di intascare il nostro 5 per mille, insomma il tentativo di farci sentire in colpa per il semplice fatto di esistere e quindi di inquinare? Ecco, il libro in questione è proprio l’esatto contrario di questa roba qui. S’intitola “No slogan. L’eco-ottimismo ai tempi del catastrofismo”. Lo hanno scritto in tre. Due sono fior di scienziati: Teodoro Georgiadis, dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr, e Luigi Mariani, esperto di Agrometeorologia dell’Università di Milano. La terza firma è quella di Mario Masi, giornalista esperto di tematiche ambientali. Lo pubblicano le edizioni Sangel. Il volume sarà presentato giovedì nella sede del Consiglio nazionale delle ricerche. Libero ha potuto leggerlo in anteprima.
Quale sia lo stato attuale del dibattito sul clima, è cosa nota. La tesi per cui la Terra si sta surriscaldando in modo anomalo per colpa dell’uomo è data per scontata dalla grandissima parte dell’informazione, inclusi i telegiornali di qualunque orientamento politico. Addossare la colpa all’industrializzazione (e quindi al capitalismo) e profetizzare sventure apocalittiche che solo politiche stataliste possono evitare, è esercizio facile che porta consensi e onorificenze. Come conferma il caso di Al Gore, che da candidato trombato alla Casa Bianca è diventato Nobel per la Pace. Eppure, che la teoria del global warming non sia così “provata” come vogliono far credere, lo si capisce anche da quelle email, per fortuna diventate pubbliche, nelle quali alcuni tra i più noti difensori americani ed inglesi di questa teoria si scambiavano consigli su come truccare numeri e grafici, in modo da fare apparire incontrovertibile il riscaldamento del pianeta. E meno male che erano scienziati.
Viceversa, fare notare le tante incongruenze della teoria dell’origine antropica del riscaldamento globale, sollevare dubbi sull’esistenza del fenomeno e sulle sue cause, equivale a prendersi l’accusa di «negazionisti», nemici dell’umanità. Con tutto quello che ne consegue: qualche anno fa finì sui giornali la storia dello scienziato Timothy Ball, che aveva ricevuto minacce di morte via email subito dopo aver espresso in televisione le sue perplessità sul riscaldamento globale. Richard Lindzen, che insegna Scienza atmosferica al Massachusetts Institute of Technology e che dei «negazionisti» è uno dei capifila, ha raccontato come gli scienziati che dissentono dalla linea allarmista vedano i fondi sparire e loro stessi etichettati come tirapiedi delle industrie.
Insomma, il libro di Georgiadis, Mariani e Masi arriva nel bel mezzo di una guerra di religione, nella quale persino gli scienziati usano toni e anatemi più adatti a mullah afghani che a uomini di scienza. Lo scopo dei tre autori, spiegano invece loro stessi, è «richiamare alla necessità di stare ai fatti, evitando la rituale equiparazione dell’uomo a cancro del pianeta e mirando a dare risposte all’esigenza di preservare la vita e l’ambiente». Un approccio quanto più possibile “laico”, che poi dovrebbe essere il normale metodo scientifico.
I tre lo mettono in pratica, per iniziare, su tanti slogan che sono sulle bocche di tutti, ma che con la scienza hanno poco a che fare. Esempio: «Le temperature di questi ultimi trent’anni non hanno precedenti negli ultimi mille anni». Vero? No. Spiegano gli autori: «Lo slogan è frutto di un errore dello scienziato statunitense Michael Mann il quale, utilizzando in modo errato una metodologia statistica, ha “appiattito” le temperature precedenti riuscendo a far scomparire la grande fase calda medioevale. L’errata interpretazione di Mann è stata pubblicata sull’“autorevole” rivista scientifica “Nature” e utilizzata come “pezzo forte” dal Report 2001 dell’Ipcc (l’Intergovernmental Panel on Climate Change, il gruppo intergovernativo sul mutamento climatico). (...) Sull’intenzionalità dell’errore di Mann è difficile pronunciarsi; fatto sta che, anche a fronte di contestazioni scientifiche rigorose, Mann non ha mai ammesso l’errore compiuto».
Altro slogan modaiolo: «Le previsioni climatiche eseguite con i modelli matematici su cui si basa il protocollo di Kyoto sono attendibili». Il trattato di Kyoto, per capirsi, è quello in base al quale il mondo industrializzato dovrebbe rinunciare a una parte della (poca) ricchezza che sta producendo in questi anni per tagliare una quota minima delle emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra. Ma la verità, spiegano Georgiadis, Mariani e Masi, è che «modelli basati sulla stessa tecnologia faticano a prevedere una temperatura al suolo di qui a 5 giorni e le cose vanno peggiorando per previsioni a 15 giorni o a 3 mesi. Non si vede dunque in che modo il problema possa essere superato per le previsioni a 100 anni». Ad esempio, «non abbiamo a disposizione modelli in grado di prevedere con la benché minima accuratezza il comportamento futuro delle nubi, il cui ruolo è tanto importante che un aumento futuro delle nubi basse (cumuli, strati) porrebbe il mondo di fronte al problema del raffreddamento globale, mentre viceversa un aumento delle nubi alte (cirri) porterebbe ad un riscaldamento globale».
Chi vuole sapere cosa scrivono gli autori di slogan come «Il cambiamento climatico è la causa dell’assenza di sicurezza alimentare a livello globale» oppure «Per colpa del global warming i deserti avanzano», non ha che da leggere il libro. Dove si spiega anche quali sono le differenze tra le temperature del passato e quelle di oggi, cosa stia accadendo davvero ai ghiacciai della Terra, si discute delle teorie alternative a quella del global warming. Insomma, si fa scienza in modo pacato, documentato e divulgativo.
Ora resta solo da attendere il primo talebano - su Micromega, Repubblica o altrove - che accuserà i «negazionisti» Georgiadis, Mariani e Masi di essere finanziati da qualche industria inquinatrice, e che processerà il Cnr per aver dato spazio alla presentazione di libri tanto “pericolosi”. Coraggio, nemici del dubbio e seguaci del luogo comune, che già vi fremono le mani.
© Libero. Pubblicato il 20 aprile 2010.