Le balle nucleari di Concita

di Fausto Carioti

Il compagno Mao diceva che «chi non fa inchieste non ha diritto di parola». Il compagno Mao è stato dimenticato troppo in fretta dalla sinistra italiana. Lo conferma anche la disinvoltura con cui ieri, sull’Unità, la direttrice Concita De Gregorio si è messa a sparare dati sul nucleare. L’intento - sai che novità - era quello di crocifiggere Silvio Berlusconi, stavolta con l’accusa di essersi legato alla tecnologia atomica francese. Solo il ritorno al nucleare, scrive la De Gregorio, è in grado di risvegliare «reazioni collettive» degli italiani contro il governo. «Tocca a noi», è il nuovo grido di guerra.

La direttrice dell’Unità ci tiene molto a fare i suoi raffrontini con gli Stati Uniti. Specie da quando sono governati da Barack Obama, l’uomo che ha rivoluzionato l’approccio politico a ogni possibile argomento (il giorno dopo la sua vittoria elettorale, l’Unità gli dedicò la fotografia della Terra vista dalla Luna e il titolo «Nuovo mondo»). Così ieri la De Gregorio scriveva che «negli Stati Uniti non si costruisce una centrale dal 1970, noi ricominciamo nel 2010». Come dire che nemmeno nella patria del capitalismo energivoro, da quarant’anni, si prendono quelle scelte scellerate che adotta oggi il regime italiano. E poi vuoi mettere i reattori del Caimano nucleare con le energie verdi, solari e rinnovabili dell’eco-compatibile Obama?

Tesi simpatica, che purtroppo per l’Unità e i suoi lettori non trova però appigli nella realtà. Innanzitutto: è vero che «negli Stati Uniti non si costruisce una centrale dal 1970»? Manco per sogno. La centrale di Grand Gulf, nel Mississippi, è entrata in funzione nel 1985; quella di Hope Creek, nel New Jersey, nel 1986; quella di Watts Bar, nel Tennessee, nel 1996; il secondo reattore della centrale di Beaver Valley, in Pennsylvania, è entrato in funzione nel 1987; i due reattori della centrale di Limerick, nello stesso stato, hanno iniziato a produrre elettricità nel 1986 e nel 1990; quelli di Catawba, nel South Carolina, nel 1985 e nel 1986. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Insomma, la De Gregorio scrive di cose che non sa.

Quelle cui si riferisce, probabilmente, sono le conseguenze dell’incidente avvenuto alla centrale di Three Miles Island, nel 1979, in seguito al quale negli Stati Uniti non si approvarono più nuovi progetti di centrali (anche perché si riteneva più conveniente produrre elettricità mediante il gas, che allora era a buon mercato). I progetti esistenti, però, andarono avanti. Le centrali disegnate in quel periodo furono costruite nei decenni seguenti e le ultime di esse sono entrate in funzione pochi anni fa. Tanto è vero che la dipendenza degli Stati Uniti dall’energia atomica, negli ultimi trent’anni, è aumentata in modo vertiginoso: nel 1980 le centrali nucleari statunitensi generavano 251 miliardi di chilowattora, pari all’11 per cento della produzione nazionale; nel 2008 l’elettricità prodotta mediante l’atomo era più che triplicata, salendo a 809 miliardi di chilowattora, pari al 20% del totale.

Adesso, però, c’è Obama, quello del «nuovo mondo» e delle energie pulite. Appunto. Il suo annuncio, tutt’altro che sconvolgente, è di poche settimane fa: «Il nucleare rimane la maggiore fonte energetica che non produce emissioni inquinanti. Per cui, per raggiungere i nostri crescenti bisogni energetici e prevenire le peggiori conseguenze del cambiamento climatico, dobbiamo aumentare il ricorso all’atomo». Più chiaro di così. Finita la costruzione delle centrali progettate all’epoca, il presidente democratico ha deciso di ripartire di corsa con il nucleare, stanziando subito 8,3 miliardi di dollari per la costruzione di nuovi impianti. «Ed è solo l’inizio», ha assicurato Obama, il quale ha intenzione di triplicare la cifra. È chiaro che per mettere in contrapposizione l’Italia con gli Stati Uniti, scrivendo che loro sono fermi da quarant’anni mentre noi «ricominciamo nel 2010», occorre essere ignoranti e/o in malafede.

E le energie «meno costose, ecologiche, sicure», di cui parla la De Gregorio? Quelle che «sfruttano il sole, il vento»? Ecco, a quelle non crede nemmeno Obama. Sono buone per produrre qualche punticino percentuale del fabbisogno nazionale di elettricità, come vogliono fare negli Stati Uniti e come ha in mente anche il governo italiano, ma il grosso deve venire dalle centrali atomiche. Il «nuovo mondo» di Obama non è così diverso da quello che ha in mente Berlusconi. Come facciano a sbrodolare per il primo e a inveire contro il secondo, è uno dei tanti misteri buffi della sinistra italiana.

© Libero. Pubblicato l'11 aprile 2010.

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