Bye bye Ue?

Sessanta per cento di "No" contro il quaranta per cento di "Sì". Se le prime, labili indicazioni sull'esito del referendum irlandese sul trattato Ue di Lisbona (la nuova "costituzione" europea) dovessero essere confermate, sarebbe la fine dell'Unione europea così come partorita dalla mente degli alieni di Bruxelles. Ovviamente gli euroburocrati faranno di tutto per dire che così non è, tergiverseranno, daranno un'altra chances agli elettori irlandesi. Tutto pur di non perdere la faccia un'altra volta.

Ma il significato tecnico del voto è fuori discussione: per approvare quell'obbrobrio del trattato Ue serve l'unanimità, e se gli elettori irlandesi dicono "No", decenza imporrebbe di considerare la partita chiusa.

Anche il significato politico è chiaro: l'elenco delle bocciature subite dai trattati europei per opera degli elettori è impressionante, e inizia in Danimarca nel 1992 con il trattato di Maastricht, prosegue nel 2001 con il primo "No" irlandese al trattato di Nizza (poi rabberciato e rimediato in corsa) e arriva al 2005, con l'affossamento della vecchia costituzione europea per mano degli elettori francesi e olandesi. Gli elettori europei - quelli che hanno la fortuna di potersi esprimere - rigettano quello che le elites europee propinano come il migliore dei mondi possibili.

Occhi puntati sul sito dell'Irish Times, dunque, dove lo spoglio dei voti è aggiornato costantemente. Oggi è il sito web più importante d'Europa.

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