Dove non arriva l'opposizione

di Fausto Carioti

Silvio Berlusconi avrà pure qualche eccesso di paranoia nel vedere ovunque trame editorial-politico-giudiziarie ai suoi danni. Però bisogna ammettere che i suoi avversari certe fissazioni fanno di tutto per avvalorargliele. Ieri, ad esempio, la giornata del Cavaliere è iniziata con la prima pagina del Corriere della Sera, dove ha letto che «nelle carte dell’inchiesta sugli appalti appaiono anche i nomi di Matteoli, Verdini, Pepe e Viceconte» (per la cronaca: Altero Matteoli è ministro delle Infrastrutture, Denis Verdini è uno dei coordinatori del PdL, Mario Pepe e Guido Viceconte sono due parlamentari dello stesso partito). E si è conclusa con la notizia che Verdini è indagato per concorso in corruzione. Quelli che sperano di assistere a una nuova Tangentopoli si fregano le mani dinanzi al possibile remake. Berlusconi e i suoi, invece, trovano conferme alla loro sindrome da accerchiamento.

Chi le vuole vedere, le prove della trama le trova dappertutto. Prima è toccato a Guido Bertolaso. Cioè all’“uomo dei miracoli” del governo. Con il taglio delle tasse che non arriva e con le grandi riforme che latitano, l’esecutivo poteva dire almeno di aver risolto la grana dei rifiuti in Campania e l’emergenza abitativa causata dal terremoto in Abruzzo. Adesso sull’artefice di queste operazioni pesa l’accusa di essersi fatto corrompere tramite favori sessuali. In attesa di capire quanto è solida questa accusa, Bertolaso, e con lui lo stesso Berlusconi, hanno dovuto incassare due colpi: la mancata nomina di Bertolaso a ministro - che sembrava cosa fatta - e la rinuncia alla norma che trasforma la Protezione civile in società per azioni. L’articolo che la istituiva è stato stralciato, e probabilmente non se ne parlerà mai più.

Dopo il colpo al governo, ieri è arrivato quello al cuore del Popolo della Libertà. Verdini, per il PdL, è quello che Fedele Confalonieri rappresenta per Mediaset: l’uomo d’ordine, la garanzia non che tutto vada come vuole Berlusconi (perché Verdini, come Confalonieri, molto spesso decide di testa sua), ma almeno che tutto funzioni. La coltellata che fa più male, quella alla famiglia, al Cavaliere era arrivata tre settimane fa dalla procura di Milano, con l’apertura delle indagini nei confronti del figlio Pier Silvio, coinvolto nell’inchiesta Mediatrade-Rti per la compravendita di diritti cinematografici.

Così, dopo mesi se non anni, persino un incredulo Partito democratico, che aveva chiesto proprio lo stralcio della norma che trasforma la Protezione Civile in Spa, trova un motivo per festeggiare. Riuscissero a costringere Bertolaso alle dimissioni, per Pier Luigi Bersani e compagni sarebbe il tripudio. Anche se il merito, tanto per cambiare, non è dell’iniziativa politica del Pd, che era e resta inesistente, ma di un’inchiesta della magistratura. Una conferma sinistra alle parole rilasciate ieri da Francesco Saverio Borrelli a Repubblica: «La magistratura è sostanzialmente costretta dalle mancanze della politica a svolgere un ruolo di supplenza funzionale». Frase che, agli occhi dei berlusconiani, ieri sera appariva molto chiara: vuol dire, né più né meno, che dove non arriva l’opposizione arrivano i magistrati.

© Libero. Pubblicato il 16 febbraio 2010.

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