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Visualizzazione dei post da febbraio, 2010

Berlusconi scarica Di Girolamo su Fini

di Fausto Carioti La procura di Milano è servita: «Il processo andrà avanti e voglio venirne fuori con un’assoluzione piena», assicura in pubblico Silvio Berlusconi, e preso in parola vuol dire che non intende avvalersi della prescrizione. Un impegno nobile, che se mantenuto rischia però di rivelarsi suicida. Vedremo. Gli esponenti finiani che volevano metterlo in difficoltà giocando a fare i surfisti sull’onda dell’indignazione moralista: serviti anche loro. Avete presente il senatore del PdL Nicola Di Girolamo, quello accusato di essere stato eletto all’estero con i voti della ‘ndrangheta? Ecco, di costui ieri Berlusconi ha detto che «non è stato portato da gente di Forza Italia: è stato portato da un responsabile di Alleanza Nazionale che non ho il piacere di conoscere». Et voilà. Un colpo ai magistrati «talebani» e un altro, meno evidente ma assai più duro, agli alleati-avversari di ciò che resta di Alleanza nazionale. Ci fosse stata pure un’opposizione parlamentare, ieri il premi

Berlusconi nel Kindergarten

di Fausto Carioti Che succede attorno a Silvio Berlusconi, costretto ieri ad alzare la voce per rimettere ordine nel Kindergarten chiamato PdL? Almeno tre cose. La prima è che Denis Verdini è stato infilzato dall’inchiesta di Firenze, e che adesso l’attenzione degli inquirenti pare spostarsi su Gianni Letta. Il quale - tanto per essere chiari - non essendo parlamentare, non gode della relativa immunità. La seconda è che si è capito che le elezioni regionali non saranno, per il PdL, quella vendemmia che ci si attendeva qualche settimana fa. Il terzo evento è la definizione delle liste elettorali, che da quando esiste la democrazia è il momento di maggiore conflittualità interna per ogni partito. Stavolta, poi, si tratta delle ultime elezioni degne di nota sino al 2013: chi non riuscirà a piazzarsi in questo giro, resterà scoperto sino alle elezioni politiche. Ma la composizione delle liste, quantomeno, è destinata a concludersi in breve tempo. Le prime, invece, sono due situazioni che p

Il lato ironico della politica

di Fausto Carioti Mica è vero che la politica è sempre noiosa e priva di ironia. Vi avessero detto un mese fa che alle regionali della Campania il PdL avrebbe candidato una schiera di cherubini contro un imputato in due processi (e anche condannato, fa sapere Marco Travaglio), appoggiato da Antonio Di Pietro e dal Partito democratico, ci avreste creduto? E invece. Tutto parte dal fatto che Silvio Berlusconi, a modo (molto) suo, sa essere persino moralista. L’idea che un suo assessore o un consigliere finisca invischiato in vicende di corruzione degne di un ladro di polli lo manda in bestia. Non perché Berlusconi non sappia di che pasta sono fatti gli esseri umani (figuriamoci), ma perché non sopporta che uno si permetta di correre il rischio di rovinare, oltre se stesso, il partito di cui fa parte. Soprattutto in un momento delicatissimo come questo, in cui le procure di tutta Italia sembrano avere nel mirino gli uomini del PdL - con l’intenzione, magari, di risalire e puntare al bersa

Dove non arriva l'opposizione

di Fausto Carioti Silvio Berlusconi avrà pure qualche eccesso di paranoia nel vedere ovunque trame editorial-politico-giudiziarie ai suoi danni. Però bisogna ammettere che i suoi avversari certe fissazioni fanno di tutto per avvalorargliele. Ieri, ad esempio, la giornata del Cavaliere è iniziata con la prima pagina del Corriere della Sera, dove ha letto che «nelle carte dell’inchiesta sugli appalti appaiono anche i nomi di Matteoli, Verdini, Pepe e Viceconte» (per la cronaca: Altero Matteoli è ministro delle Infrastrutture, Denis Verdini è uno dei coordinatori del PdL, Mario Pepe e Guido Viceconte sono due parlamentari dello stesso partito). E si è conclusa con la notizia che Verdini è indagato per concorso in corruzione. Quelli che sperano di assistere a una nuova Tangentopoli si fregano le mani dinanzi al possibile remake. Berlusconi e i suoi, invece, trovano conferme alla loro sindrome da accerchiamento. Chi le vuole vedere, le prove della trama le trova dappertutto. Prima è toccato

Gli imbarazzi di Bersani sul caso Bertolaso

di Fausto Carioti Occhio al Partito democratico. E occhio a Pier Luigi Bersani. In piena campagna elettorale, incalzato da Antonio Di Pietro, che più di una volta lo ha costretto a seguirlo sulle sue posizioni, il segretario del Pd sta maneggiando la vicenda che vede coinvolti Guido Bertolaso, la Protezione civile e diversi costruttori, con una cautela estrema, inusuale per un partito d’opposizione. Bertolaso, fedelissimo di Gianni Letta, è un uomo chiave nello schema berlusconiano: a lui si devono la soluzione dell’emergenza rifiuti in Campania e la soluzione dell’emergenza abitativa in Abruzzo dopo il terremoto, tanto che Silvio Berlusconi era pronto a nominarlo ministro. Insomma, affondare lui vuol dire colpire almeno metà delle cose buone fatte dal governo. Eppure Bersani si è guardato bene dal chiedere le dimissioni di Bertolaso, limitandosi a rimettere la questione alla sua «sensibilità». Ieri il leader del Pd è intervenuto per dire che «eventuali responsabilità personali saranno

Perché la Chiesa non può prescindere da Berlusconi

di Fausto Carioti Nel giorno in cui tutti incensano Beppino Englaro e lo consacrano nuova icona del pensiero laico, Silvio Berlusconi fa una scelta che più controcorrente e antimoderna non si può. Scrive una lettera scarna, priva di retorica, alle suore Misericordine di Lecco, quelle che accudirono Eluana per diciassette anni. Il presidente del Consiglio le ringrazia «per la discreta e tenace testimonianza di bene e di amore» data in questi anni e si dice rammaricato per non aver potuto evitare la morte della ragazza. Quindi chiede alle suorine di pregare per l’Italia. L’errore che la sinistra non deve fare, e che invece ieri ha puntualmente ripetuto, è quello di interpretare anche queste poche righe come l’ennesima trovata politica del Cavaliere. Perché, se c’è una occasione in cui Berlusconi e i suoi hanno agito più con il cuore che con le logiche della convenienza, è stata proprio la vicenda di Eluana. Lo confermano i colloqui privati che ebbe il Cavaliere in quei giorni, ma sopratt

Anche gli inglesi sempre più scettici sul global warming

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Dopo gli americani, anche gli inglesi sono sempre meno convinti dalla bufala del global warming. Da un sondaggio Populus appena svolto per la Bbc emerge che la percentuale degli inglesi convinti del surriscaldamento sono scesi al 75% (a novembre erano l'83%). Ma soprattutto oggi sono solo il 26% quelli che credono che il surriscaldamento esista e sia dovuto all'attività dell'uomo (a novembre erano il 41%). «Gli inglesi sono scettici sul contributo dell'uomo al cambiamento climatico, e lo stanno diventando sempre di più. Ora i dubbiosi sono più di quelli fermamente convinti», spiega chi ha fatto il sondaggio. Immancabile il grido d'allarme dello scienziato dell'organizzazione governativa finanziata proprio per combattere il global warming, che chiede una «azione urgente» per convincere gli inglesi che «il cambiamento climatico è una cosa seria». Per la cronaca: secondo un recente sondaggio del Pew Research Center oggi gli americani convinti che vi siano prove c

Il Partito delle Leggende Metropolitane

di Fausto Carioti Eppure stavolta Antonio Di Pietro ci aveva provato a parlare di politica. Niente di elevato, per carità, ma due idee in croce, diverse dai soliti insulti a Silvio Berlusconi, le aveva esposte. Aveva detto che puntava a battere il Cavaliere politicamente - e cioè con le elezioni e non a colpi di escort e di pentiti - e che era pronto a fondere l’Italia dei Valori con il Pd. Magari non era vero niente, però lo sforzo andava apprezzato. Poi, come ospite d’onore al congresso dell’Idv, è arrivato Gioacchino Genchi, l’“orecchione” che per conto del la procura di Catanzaro si è fatto gli affaracci telefonici di qualche centinaio di migliaia di italiani e adesso è indagato a Roma per abuso d’ufficio e violazione della privacy. Dal palco, Genchi è riuscito a dire che «nel lancio della statuetta del duomo di Milano a Berlusconi non c’è nulla di vero». Per sostenere questa tesi ha citato nientemeno che la sua «esperienza in polizia» (sulla quale, a questo punto, forse sarebbe il

Anche Ahmadinejad aiuta Berlusconi

di Fausto Carioti Il terzo giorno è resuscitato. Giunto il primo febbraio in Terra Santa, Silvio Berlusconi ne è uscito rimesso a nuovo. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ieri gli ha persino ricostruito la verginità internazionale. Dicendo che Berlusconi ha reso «servigi ai padroni israeliani» per aver benedetto la guerra contro Gaza, Ahmadinejad ha allontanato da lui i sospetti di essere l’anello debole del fronte atlantico. E ha messo in secondo piano i rapporti che il premier italiano intrattiene con Vladimir Putin, che avevano creato malumori pure alla Casa Bianca. Il presidente russo ha in Ahmadinejad, sul fronte della gestione dei giacimenti di idrocarburi, e in Berlusconi, dal lato delle forniture di gas, i migliori alleati della sua strategia espansionista. Ma è un calcolo che Berlusconi pare non avere fatto, tanto che a Gerusalemme ha usato parole durissime per il despota iraniano, paragonandolo ad Adolf Hitler. E adesso, al pari di Barack Obama, si trova bersaglio