Mafiosi e fascisti

Il primo è stato Giulio Tremonti, che ha mandato in stampa un libro in cui la globalizzazione è dipinta come un complotto di menti avide e senza scrupoli e l'Organizzazione per il commercio mondiale è definita «il comitato d'affari delle multinazionali». La sinistra e gli editorialisti di Repubblica hanno gradito. Bene.

Poi è toccato a Gianfranco Fini, che nel discorso d'insediamento alla presidenza della Camera ha detto tutto quello che ci voleva per farsi applaudire dalla sinistra. Bravo.

Allora Gianni Alemanno ha voluto far vedere a tutti che lui quando ci si mette è più a sinistra del Pd e di metà Sinistra Arcobaleno, tanto che per darcene la prova visibile - assolutamente non necessaria - ora medita di mettere il menestrello di Veltroni e Totti nella commissione per Roma Capitale. Ottimo.

Quindi è sbucato Renato Schifani, seconda carica dello Stato, che per recuperare Fausto Bertinotti, Enrico Boselli e gli altri trombati dagli elettori propone di farli riapparire in Parlamento inventandosi il cosiddetto "diritto di tribuna". Molto intelligente, molto sensibile, fanno sapere da sinistra quelli che volevano rendere Silvio Berlusconi ineleggibile. L'importante è essere superiori: sublime Schifani.

Chiude (per ora) Giano Accame per dire che i centri sociali non devono essere toccati, perché fanno «aggregazione comunitaria». Ok, nessun problema.

Va bene tutto, va bene la voglia di non apparire più quelli che non intendono fare prigionieri, va bene la smania di scimmiottare Nicolas Sarkozy anche se non si sa una parola di francese. L'importante è non montarsi la testa e non iniziare a credersi davvero padri della patria, nobili figure bipartisan apprezzate da tutti. Per la sinistra, loro sono i protettori dei mafiosi e i difensori dei fascisti, e lo saranno sempre. Ora gli sorridono e se li intortano, ma alla prima occasione utile glielo ricorderanno nel modo più duro possibile.

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