Alla sinistra non restano che le bugie
di Fausto Carioti
Hai perso le elezioni, di brutto. Ti attendono (bene che ti vada) cinque anni di faide con i tuoi colleghi di partito. Come se non bastasse il tuo nemico giurato, lì a Palazzo Chigi, parte pure col piede giusto, varando una serie di provvedimenti sui quali puoi discutere quanto ti pare, ma che a un primo impatto sono maledettamente popolari. Anche i sondaggi premiano il nuovo esecutivo, certificando quella "luna di miele" con gli elettori che il povero Romano Prodi non riuscì mai ad avere. Ecco, come ti comporti tu che sei in minoranza in Parlamento o guidi un giornale d’opposizione? Per rubare le parole a Lenin: “Che fare?”. È la domanda che la sinistra si pone dalla sera delle elezioni, alla quale non ha ancora dato risposta. O meglio: ne ha fornite troppe, tutte diverse tra loro. Basta vedere le reazioni alle norme varate mercoledì a Napoli dal Consiglio dei ministri. La loro efficacia sul campo la conosceremo nei prossimi mesi, ma un primo risultato politico l’hanno già ottenuto: il centrosinistra è nel caos.
Nell’opposizione qualcuno dice che le nuove leggi sulla sicurezza erano state scritte in gran parte da Giuliano Amato, ministro dell’Interno del governo Prodi. Il che è vero, lo ammette persino Roberto Maroni (aggiungendo però che il suo predecessore le aveva lasciate ad ammuffire nei cassetti). Altri sostengono che si tratta di norme indecenti, che mettono l’Italia al di fuori di quell’oasi di civiltà che sarebbe l’Unione europea. È evidente che l’opposizione non può sottoscrivere ambedue le cose. Altri ammettono a denti stretti che si tratta di interventi utili, ma comunque insufficienti. Pannicelli caldi. Il che vuol dire che si tratta comunque di un passo - o un passettino - avanti rispetto a quello che aveva fatto il governo dell’Unione. Altri ancora, infine, scoprono “emergenze democratiche” che non esistono.
Chi ieri ha avuto Repubblica tra le mani ha potuto leggere, in prima pagina, che il governo ha posto dei «limiti ai matrimoni misti». Normale, davanti a un simile titolo, pensare che Berlusconi abbia reintrodotto le leggi razziali del 1938, che al primo punto stabilivano proprio «il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non ariane». Una “notizia”, guarda caso, che combacia con le accuse di xenofobia che una certa sinistra europea getta addosso al governo Berlusconi. C’è solo un dettaglio: è tutto falso.
Il governo non ha introdotto alcun «limite» ai matrimoni misti. Immigrati e italiani potranno sposarsi dove vogliono, quando vogliono e come vogliono. Proprio come hanno fatto sinora. L’unica novità sono i termini di concessione della cittadinanza: prima l’immigrato che sposava un italiano la otteneva dopo sei mesi, con le nuove leggi potrà averla dopo due anni. Come accade in altre democrazie occidentali. Nel Paese che è di esempio al resto del mondo per come riesce ad integrare i nuovi arrivati, gli Stati Uniti, bene che vada l’immigrato che sposa un americano ottiene la cittadinanza dopo tre anni. E Barack Obama e Hillary Clinton, paladini della sinistra de noantri, si guardano bene dal chiedere di cambiare una legge che funziona.
Vogliono fare gli americani, quelli del Partito democratico, ma - proprio come Walter Veltroni - non conoscono l’inglese e finiscono per parlare a vanvera. Tipo Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato. Ha detto che il reato di immigrazione clandestina, appena introdotto dal governo Berlusconi, «non esiste nemmeno negli Stati Uniti». E invece negli Usa esiste eccome. È un reato federale previsto dall’“Immigration and Nationality Act” ed è punito con le multe e con il carcere, che può durare sino a due anni.
È che inventare (ma nel caso della Finocchiaro la spiegazione più plausibile resta la banale ignoranza) è comodo, ti consente di accusare il tuo avversario pure quando hai poco o niente cui aggrapparti. È sempre la prima pagina di Repubblica che titola: «Mendicare sarà reato». Ma nemmeno questo è vero. Sarà reato, invece, sfruttare i minori per l’accattonaggio. E scusate la differenza. Nel primo caso - la notizia falsa - a essere punito è un poveraccio che non ha di che campare e chiede l’elemosina. Nel secondo - la notizia vera - a essere punito è un delinquente che sfrutta il proprio figlio o un altro minore, togliendolo dalla scuola per mandarlo a mendicare. Anche l’Unità, nel suo piccolo, fa quello che può: scrive che le nuove norme prevedono «il carcere per chi protesta contro le discariche». Vero? Manco per sogno. Rischia il carcere solo chi blocca le discariche, per motivi di ordine pubblico e di difesa della salute collettiva facili da intuire. Nessuno finisce in prigione per aver solo «protestato». Democrazia e diritto al dissenso sono salvi.
Però evocare soluzioni da regime cileno è utile, serve a dare - soprattutto ai corrispondenti esteri, che mostrano una preoccupante propensione ad abboccare a certe fandonie - l’impressione che l’Italia stia scivolando verso la dittatura. Sono i messaggi in bottiglia che i reduci dell’antiberlusconismo militante inviano all’europarlamento di Strasburgo o al governo di Madrid. Sperano che, almeno lì, qualcuno si mobiliti e faccia quello che il centrosinistra italiano non ha più la voglia e la forza di fare: l’opposizione ideologica e antropologica al governo Berlusconi.
© Libero. Pubblicato il 23 maggio 2008.