Governo Prodi senza più credito. Anche in Medio Oriente

C'era la possibilità concreta che la conferenza internazionale di pace sul Medio Oriente programmata dal presidente americano George W. Bush per l'autunno e applaudita da Massimo D'Alema si svolgesse a Roma. I presupposti c'erano tutti: l'Italia ha avuto ed ha tuttora un ruolo politico e militare importante nella missione Onu in Libano (missione che metà della maggioranza che sorregge il governo ha approvato nella fumosa speranza di riuscire a vendicare i presunti torti subiti dai palestinesi, ma questo adesso non conta), e anche se come sede Roma avrebbe potuto far storcere qualche naso in Israele, di certo da Tel Aviv non sarebbero arrivati veti. Insomma, quella italiana sembrava la candidatura naturale, tanto che l'ipotesi era stata discussa nelle cancellerie e nelle ambasciate.

C'era la possibilità, quindi, che il governo Prodi fosse uno degli attori principali del grande evento internazionale dell'anno. C'era l'eventualità che il governo Prodi passasse politicamente all'incasso di quello che è probabilmente il suo unico fiore all'occhiello. C'era tutto questo, ma adesso non c'è più. Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha appena cancellato Roma (assieme ad alcune capitali africane...) dalle tappe del suo viaggio, il cui scopo è proprio preparare il terreno per la conferenza di pace. Il messaggio è chiaro e definitivo: la conferenza di pace si farà, ma non a casa di Prodi e D'Alema. E questo è il vero significato politico della decisione della Rice.

Quale sia la ragione di questo schiaffo - se le frasi di D'Alema su Hamas o l'intera politica estera italiana o altro ancora - poco importa. Quello che conta è il dato di fatto: il governicchio Prodi è già riuscito a combinare abbastanza danni da perdere il credito internazionale che poteva vantare nella partita mediorentale, l'unica in cui ha contato qualcosa. Poteva (doveva) essere protagonista, sarà una delle tante comparse. Tutto come al solito, insomma.

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