Dedicato a quelli che "la sanità americana ammazza i poveri, mica come in Europa"
Premesso che per avere un'analisi dei meccanismi mentali che portano la gente ad appiattirsi su più banali luoghi comuni anti-americani, anche in materia di sanità, occorre leggere L'ossessione antiamericana del filosofo francese (rip: francese) Jean-François Revel, intanto guardate il bel raffronto che fa Bruce Bawer tra la mitologica sanità norvegese, che nel suo ultimo film-invettiva Michael Moore dice di non aver trattato perché «è così incredibilmente efficace che ero convinto che nessuno ci avrebbe creduto», e la tremenda sanità americana, incubo dei socialisti europei e dei liberal d'oltreoceano (la tesi di Moore è che la sanità cubana sia migliore di quella statunitense, fate voi).
Addendum. La versione originaria di questo post conteneva la citazione di Bawer in inglese. Spiegavo al paziente lettore non anglofono che oggi fa caldo, che il tempo e la voglia di tradurre non li avevo, e che semmai poteva rivolgersi al traduttore online posto nella colonna destra di questo blog. Il risultato è che nel giro di un'ora un lettore, Renzo, mi ha inviato l'eccellente traduzione che vedete qui sopra. Commosso, lo ringrazio.
"Sicko" di Michael Moore non è ancora arrivato qui in Norvegia, ma ho letto abbastanza recensioni di esso da essermene fatto un'idea. Ho letto anche un'intervista in cui afferma di non aver parlato del sistema sanitario norvegese perché «è così incredibilmente perfetto che nessuno ci avrebbe creduto».Post scriptum. Sulla fatica cinematografica di Moore ha scritto Giulia-NY (con un link a un sondaggio interessante). Il "Michael Moore's medical dream state" è anche oggetto delle attenzioni di un editoriale odierno del Wall Street Journal.
Ok, Michael, ascolta un po' questo: secondo il principale articolo dell’Aftenposten di ieri, 200.000 norvegesi sono stati in lista d’attesa per cure mediche nei primi quattro mesi di quest’anno. Poco meno del cinque per centro dell’intera popolazione del paese. E questa cifra continua a crescere.
I norvegesi vanno fieri del loro sistema a “copertura totale” – ma copertura totale non significa cure garantite o immediate su richiesta. E’ ben lontano da questo. Anche i media, che di solito seguono la linea ufficiale secondo cui il sistema norvegese è di gran lunga superiore a quello degli Stati Uniti, qualche volta raccontano storie di bambini norvegesi a cui sono state rifiutate medicine vitali, bambini che sono andati negli Usa per ricevere le cure di cui hanno bisogno o che sono morti mentre erano in lista d’attesa. In America muore il 20% delle donne con cancro al seno; in Norvegia, a causa delle lunghe liste d’attesa, la percentuale è il 27%. Gli americani che muoiono per cancro alla prostata sono meno di uno ogni cinque; in Norvegia, sono uno ogni tre.
Certamente il sistema sanitario americano ha problemi seri. Ma così anche quello canadese e quelli europei. La differenza sta nel fatto che gli americani se ne rendono perfettamente conto e discutono con forza questi problemi e il modo migliore di risolverli. In Norvegia, al contrario, alla gente è stato insegnato fin dall’infanzia ad essere riconoscente per il mirabolante sistema sanitario che gli dato il governo social-democratico. (Un paziente che ha dovuto aspettare quattro mesi per una operazione al ginocchio ha detto all’Aftenposten: “Non mi sembra che sia stata una lunga attesa”). E da una vita ascoltano bugie sul sistema americano: la maggior parte della gente crede veramente che solo i ricchi in America ricevano cure mediche e che quelli senza assicurazione siano buttati fuori dagli ospedali.
Questo non vuole dire che il sistema americano non abbia i suoi problemi. Li ha. Ma la soluzione non consiste nel copiare il Canada e l’Europa.
Addendum. La versione originaria di questo post conteneva la citazione di Bawer in inglese. Spiegavo al paziente lettore non anglofono che oggi fa caldo, che il tempo e la voglia di tradurre non li avevo, e che semmai poteva rivolgersi al traduttore online posto nella colonna destra di questo blog. Il risultato è che nel giro di un'ora un lettore, Renzo, mi ha inviato l'eccellente traduzione che vedete qui sopra. Commosso, lo ringrazio.