Le coraggiose verità di Veltroni

di Fausto Carioti

Dunque, il Male sulla Terra non l’ha portato Silvio Berlusconi. C’era prima di lui e ci sarà ancora quando il Cavaliere non sarà più tra noi. Tempo di svolte sofferte e coraggiose, a sinistra. L’assenza di impegni degni di questo nome - stare all’opposizione ha i suoi vantaggi - stimola interrogativi escatologici da cui scaturiscono risposte sorprendenti. Che fanno discutere, appassionano e dividono il popolo del Pd. Dal fermento neuronale di Walter Veltroni, per dire, è appena uscita la seguente riflessione, affidata alle colonne del Quotidiano nazionale e saggiamente intitolata «Berlusconi non è il male di tutto». Domanda del giornalista: «Se oggi siamo quel che siamo è a causa di Berlusconi?». Risposta del leader trombato nonché filosofo emergente: «No, ne sono convinto. La colpa più grave di Berlusconi è quella di non aver migliorato in nulla il Paese pur dominandone la politica da quindici anni, ma non credo che con lui scompariranno anche l’egoismo e l’individualismo».

E così Walter ha gettato nel water quindici anni di sinistra. Un po’ come quando Nikita Kruscev disse che col culto della personalità di Stalin si era un tantino esagerato. O quando Enrico Berlinguer ammise di sentirsi più sicuro sotto la protezione della Nato. Perché le parole di Veltroni vanno lette con gli occhi dei milioni di elettori che dal 1994 a oggi si sono spiegati la continua sconfitta della sinistra con il fatto che Berlusconi avesse modificato antropologicamente gli italiani. Grazie a Drive In, le veline e le promesse facili. Solo queste «armi di distrazione di massa», si ripetono da tre lustri nel loro training autogeno, hanno potuto consentire a Berlusconi di trasformare un Paese ansioso di buttarsi a sinistra dopo aver seppellito il pentapartito in un popolo di evasori fiscali, terrorizzati dagli immigrati e sempre più schierati a destra.

Sono i loro stessi intellettuali di riferimento che li hanno convinti. Tipo Michele Serra, uno che ogni settimana scrive su Repubblica che «la televisione e il consumismo hanno cambiato teste e ambizioni degli italiani». Nanni Moretti, per il quale «Berlusconi non ha spostato i voti, ha spostato un Paese». E il migliore di tutti, Umberto Eco, secondo cui la vittoria a Berlusconi l’hanno data gli «elettori affascinati», milioni di poveri cerebrolesi teledipendenti, gente che «non ha un’opinione politica definita, ma ha fondato il proprio sistema di valori sull’educazione strisciante impartita da decenni dalle televisioni». E ora, dopo quindici anni passati a consolarsi in questo modo, ti spunta Veltroni a dire che l’egoismo e l’individualismo non li hanno introdotti in Italia Ezio Greggio ed Elisabetta Canalis.

Normale che tanti elettori di sinistra si ribellino al crollo dell’unico appiglio rimasto. Sul forum aperto dalla versione online del Corriere sono gli arrabbiati ad essere in maggioranza. Abbondano frasi tipo: «Con la televisione Berlusconi ha lavato il cervello degli italiani!!!»; «La colpa di Berlusconi è di essere stato il principale artefice nazionale del cambiamento antropologico degli italiani»; «Non tutto il male è colpa di Berlusconi, ma il 95% o più sì». Il povero Veltroni viene crocifisso e accusato di collaborazionismo con il nemico: è il prezzo che deve pagare chi ha il coraggio di dire certe verità in anticipo sui tempi. Moderni e riformisti quanto si vuole, a sinistra, ma per convincerli che il Male non è un brevetto Mediaset ci vorranno anni.

© Libero. Pubblicato il 24 agosto 2009.

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