I guardoni ormai sparano a salve
di Fausto Carioti
Il gossip sessuale sulle frequentatrici di villa Certosa e palazzo Grazioli, che doveva ridicolizzare Silvio Berlusconi davanti al mondo, sinora è servito a evidenziare l’“impotentia coeundi” dei suoi aggressori: bravissimi a fare i guardoni, del tutto incapaci a dare il colpo decisivo. Come noto il “silver bullet”, la pallottola ammazza-premier che Repubblica doveva sparare durante il G8, non s’è vista: le rivelazioni shock non ci sono state e le fotografie di Antonello Zappadu pubblicate sinora sono molto più caste di un qualunque pomeriggio estivo sulla spiaggia romana di Capocotta. Questo ha consentito a Berlusconi di terminare il vertice dell’Aquila lodato da Barack Obama e dagli altri grandi leader del pianeta. Dopo averci masticato amaro per un po’ di giorni, ieri i giornali di Carlo De Benedetti ci hanno riprovato. Sul sito web dell’Espresso sono state pubblicate le trascrizioni delle presunte intercettazioni fatte da Patrizia D’Addario durante i suoi colloqui con Berlusconi e con l’imprenditore Gianpaolo Tarantini, che l’aveva presentata al premier. Ma è l’ennesimo boomerang: pure prendendo per vere quelle intercettazioni, il Berlusconi che ne esce fuori non solo non ha commesso alcun reato, ma è di gran lunga migliore di come lo dipingono i suoi avversari.
Dalle tasche del Cavaliere, innanzitutto, non è uscito uno spicciolo. È la stessa D’Addario a lamentarsene nella sua telefonata del giorno dopo con Tarantini. «Come è andata?», le chiede l’imprenditore al telefono il 5 novembre. «Bene, niente busta però. Come mai? Tu mi avevi detto che c’era una busta», sbuffa lei, che si aspettava i contanti e si è ritrovata con le mani vuote e una tartarughina da bigiotteria appesa al collo. In compenso si dice convinta di avere strappato una promessa al premier: «Ha detto che mi avrebbe aiutata sul cantiere». Si tratta della costruzione su un terreno di proprietà della famiglia della D’Addario, nel barese, bloccata da un vincolo idrogeologico. Un impegno che Berlusconi, ammesso che l’abbia davvero preso, di sicuro non ha mai rispettato. Tanto che la D’Addario ha deciso di punirlo. Come ha raccontato a Libero la sua amica Barbara Montereale, «Patrizia meditava vendetta da Natale scorso. Mi disse che avrebbe fatto lo scoop perché non era stata aiutata dal presidente».
Così il gruppo Espresso-Repubblica, che sognava di porre alla gogna un premier colpevole di aver pagato le prostitute, si trova tra le mani un Berlusconi messo in croce per l’esatto contrario: non aver pagato - né con i soldi né con i favori - la persona che stava nel suo letto. E i moralisti di largo Fochetti si sono ridotti a fare la stessa battaglia di una signorina che reclama di essere pagata per la prestazione sessuale, magari aggirando un vincolo edilizio. Complimenti per la coerenza.
La D’Addario, comunque, ha trovato altri modi per monetizzare l’impegno profuso quella notte. Sta preparando un libro (di questi tempi i ghost-writer non le mancano) per raccontare la sua avventura, condita con gli immancabili nuovi dettagli piccanti, poco importa se veri o verosimili. E tra un capitolo e l’altro si è spogliata per fare un calendario per il giornale scandalistico spagnolo “Interviù”: di sicuro, stavolta avrà un cachet più alto di quello ottenuto per il calendario che fece nel 2003, quando posava sotto il nome d’arte di Brummel e ambiva solo a farsi appendere nelle migliori motofficine dell’entroterra pugliese.
La seconda sensazione che si ricava da quelle intercettazioni è che Berlusconi tutto è tranne che quel “sultano” misogino che piace raccontare alla sinistra. Al contrario: è il marito arcitaliano la cui storia coniugale si è consumata da tempo, bisognoso di calore umano e quasi goffo, al punto da telefonare alla sconosciuta con cui era stato la notte prima per dirle «tesoro» e raccontarle quanto è stato bravo a fare «un bellissimo discorso» in pubblico.
Così, ai delusi di Repubblica non resta così che riscaldare gli avanzi dell’Economist. Il settimanale inglese, subito ripreso dal quotidiano di Ezio Mauro, si è chiesto se la D’Addario e le altre escort abbiano pagato le tasse, rilasciando regolare fattura all’acquirente. Ovviamente si rivolgono a Berlusconi, per insinuare che al libertinaggio sessuale si accompagna l’immoralità pubblica. Ma invece di domandarlo al premier, che non ha pagato per la compagnia, devono chiederlo a Tarantini o alla D’Addario. Che è già stata intervistata da Repubblica, senza però ricevere questa fondamentale domanda sulla sua partita Iva. A dimostrazione del fatto che non frega niente manco a loro, e la tirano fuori adesso perché non hanno davvero più nulla cui aggrapparsi.
© Libero. Pubblicato il 21 luglio 2009.
Il gossip sessuale sulle frequentatrici di villa Certosa e palazzo Grazioli, che doveva ridicolizzare Silvio Berlusconi davanti al mondo, sinora è servito a evidenziare l’“impotentia coeundi” dei suoi aggressori: bravissimi a fare i guardoni, del tutto incapaci a dare il colpo decisivo. Come noto il “silver bullet”, la pallottola ammazza-premier che Repubblica doveva sparare durante il G8, non s’è vista: le rivelazioni shock non ci sono state e le fotografie di Antonello Zappadu pubblicate sinora sono molto più caste di un qualunque pomeriggio estivo sulla spiaggia romana di Capocotta. Questo ha consentito a Berlusconi di terminare il vertice dell’Aquila lodato da Barack Obama e dagli altri grandi leader del pianeta. Dopo averci masticato amaro per un po’ di giorni, ieri i giornali di Carlo De Benedetti ci hanno riprovato. Sul sito web dell’Espresso sono state pubblicate le trascrizioni delle presunte intercettazioni fatte da Patrizia D’Addario durante i suoi colloqui con Berlusconi e con l’imprenditore Gianpaolo Tarantini, che l’aveva presentata al premier. Ma è l’ennesimo boomerang: pure prendendo per vere quelle intercettazioni, il Berlusconi che ne esce fuori non solo non ha commesso alcun reato, ma è di gran lunga migliore di come lo dipingono i suoi avversari.
Dalle tasche del Cavaliere, innanzitutto, non è uscito uno spicciolo. È la stessa D’Addario a lamentarsene nella sua telefonata del giorno dopo con Tarantini. «Come è andata?», le chiede l’imprenditore al telefono il 5 novembre. «Bene, niente busta però. Come mai? Tu mi avevi detto che c’era una busta», sbuffa lei, che si aspettava i contanti e si è ritrovata con le mani vuote e una tartarughina da bigiotteria appesa al collo. In compenso si dice convinta di avere strappato una promessa al premier: «Ha detto che mi avrebbe aiutata sul cantiere». Si tratta della costruzione su un terreno di proprietà della famiglia della D’Addario, nel barese, bloccata da un vincolo idrogeologico. Un impegno che Berlusconi, ammesso che l’abbia davvero preso, di sicuro non ha mai rispettato. Tanto che la D’Addario ha deciso di punirlo. Come ha raccontato a Libero la sua amica Barbara Montereale, «Patrizia meditava vendetta da Natale scorso. Mi disse che avrebbe fatto lo scoop perché non era stata aiutata dal presidente».
Così il gruppo Espresso-Repubblica, che sognava di porre alla gogna un premier colpevole di aver pagato le prostitute, si trova tra le mani un Berlusconi messo in croce per l’esatto contrario: non aver pagato - né con i soldi né con i favori - la persona che stava nel suo letto. E i moralisti di largo Fochetti si sono ridotti a fare la stessa battaglia di una signorina che reclama di essere pagata per la prestazione sessuale, magari aggirando un vincolo edilizio. Complimenti per la coerenza.
La D’Addario, comunque, ha trovato altri modi per monetizzare l’impegno profuso quella notte. Sta preparando un libro (di questi tempi i ghost-writer non le mancano) per raccontare la sua avventura, condita con gli immancabili nuovi dettagli piccanti, poco importa se veri o verosimili. E tra un capitolo e l’altro si è spogliata per fare un calendario per il giornale scandalistico spagnolo “Interviù”: di sicuro, stavolta avrà un cachet più alto di quello ottenuto per il calendario che fece nel 2003, quando posava sotto il nome d’arte di Brummel e ambiva solo a farsi appendere nelle migliori motofficine dell’entroterra pugliese.
La seconda sensazione che si ricava da quelle intercettazioni è che Berlusconi tutto è tranne che quel “sultano” misogino che piace raccontare alla sinistra. Al contrario: è il marito arcitaliano la cui storia coniugale si è consumata da tempo, bisognoso di calore umano e quasi goffo, al punto da telefonare alla sconosciuta con cui era stato la notte prima per dirle «tesoro» e raccontarle quanto è stato bravo a fare «un bellissimo discorso» in pubblico.
Così, ai delusi di Repubblica non resta così che riscaldare gli avanzi dell’Economist. Il settimanale inglese, subito ripreso dal quotidiano di Ezio Mauro, si è chiesto se la D’Addario e le altre escort abbiano pagato le tasse, rilasciando regolare fattura all’acquirente. Ovviamente si rivolgono a Berlusconi, per insinuare che al libertinaggio sessuale si accompagna l’immoralità pubblica. Ma invece di domandarlo al premier, che non ha pagato per la compagnia, devono chiederlo a Tarantini o alla D’Addario. Che è già stata intervistata da Repubblica, senza però ricevere questa fondamentale domanda sulla sua partita Iva. A dimostrazione del fatto che non frega niente manco a loro, e la tirano fuori adesso perché non hanno davvero più nulla cui aggrapparsi.
© Libero. Pubblicato il 21 luglio 2009.