Le chances di Casini, il ruolo di Ruini

di Fausto Carioti

C’è anche Pier Ferdinando Casini. In quella che passerà alla storia come la grande sfida tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, da ieri ha iniziato a fare sul serio pure il leader dell’Udc. Un po’ per scelta propria, molto per volontà altrui, Casini stavolta corre da solo per palazzo Chigi, sotto le insegne della Costituente di centro, lista di cui fanno parte anche Savino Pezzotta e Bruno Tabacci. Le chance di vittoria, va da sé, sono pari a zero. Ma qualche possibilità di avere nella prossima legislatura un peso politico di un certo rilievo, Casini ce l’ha. Tutto dipenderà da come giocherà le sue carte da qui al voto. Ieri, lanciando la campagna elettorale, il candidato premier dei centristi qualche colpo l’ha messo a segno. La denuncia del «duopolio» Berlusconi-Veltroni, per quanto scontata, mette il dito su un nervo scoperto: le dichiarazioni del Cavaliere e di Anna Finocchiaro, che invitano gli elettori a votare per il PdL o per il Pd, ignorando gli altri partiti, hanno già dato l’impressione di essere le prove generali della grande spartizione. Per quello che valgono simili impegni, ieri è stato presentato anche un programma di governo. Che, essendo l’Udc un prodotto “di nicchia”, può almeno prendersi il lusso di scegliere a chi rivolgersi e di evitare promesse vaghe.

Ad esempio, quando si impegna per una riduzione delle tasse che non sia spalmata su tutti i contribuenti (e come tale difficile da essere apprezzata), ma avvantaggi solo le famiglie monoreddito con figli, l’Udc perde appeal nei confronti di tanti elettori, ma punta sulla concretezza per convincere la categoria alla quale tiene di più. Allo stesso modo, l’introduzione del buono scuola per mettere in concorrenza scuole private e scuole di Stato, vecchia idea dei liberisti americani, fa storcere molti nasi, anche negli istituti privati, che spesso preferiscono ricevere finanziamenti pubblici piuttosto che provare a reggersi sulle proprie gambe. Però conquista quelle famiglie convinte che la competizione, e non l’intervento del ministero, sia l’unico stimolo in grado di risollevare la scuola italiana.

Certo, per non finire triturato nella sfida più importante della sua carriera, Casini dovrà fare molto di più. Qualche amico su cui contare ce l’ha. Il filo diretto con il cardinale Camillo Ruini è costante. La grande paura del vicario di Roma, unico in Vaticano ad avere il polso della situazione politica italiana, è che nella prossima legislatura i parlamentari cattolici siano irrilevanti. È una questione di numeri, ma soprattutto di qualità. L’ideale sarebbe una presenza qualificata di cattolici sia nel popolo delle libertà che nel partito democratico. Ma è un obiettivo che si considera raggiunto solo in minima parte.

L’iniziale apertura di credito nei confronti di Veltroni, cui erano state concesse credenziali analoghe a quelle date a Berlusconi, è stata ritirata “sine die” appena viste le candidature annunciate dal Pd. E non è certo mettendo in lista il conduttore della rubrica “A sua immagine”, come ha fatto Veltroni, che si riesce a bilanciare politicamente un peso massimo come Umberto Veronesi. È andata decisamente meglio con il PdL, dove Ruini ha apprezzato nuove candidature come quella di Eugenia Roccella, che con il suo bagaglio laico e femminista si candida in difesa della famiglia e della vita, a partire dal concepimento: su lei e pochi altri il Vaticano conterà affinché svolgano un ruolo di “ponte” tra laici e cattolici.

Ciò nonostante serve un punto di riferimento fisso, che non può essere il Cavaliere con il suo partitone, dove, pur senza arrivare agli eccessi del Pd, si trova un po’ di tutto. È qui che Casini diventa importante. Un suo buon risultato elettorale garantirebbe una leadership parlamentare costante su tutti i temi importanti per il Vaticano. Le gerarchie di Oltretevere e gli elettori dell’Udc - molti dei quali, si è appreso ieri da un sondaggio di Renato Mannheimer, sono cattolici “tiepidi”, che vanno a messa con frequenza irregolare - si attendono da lui e dal gruppetto di parlamentari che riuscirà a fare eleggere una politica laica e allo stesso tempo forte sui temi etici, in grado di risultare determinante nell’attività legislativa. Non sarà facile: con ogni probabilità la Costituente di centro non farà parte della maggioranza di governo e rischierà di essere tagliata fuori dal tavolo delle riforme, che sarà gestito da PdL e Pd. Un percorso, insomma, che già adesso appare in ripida salita, ma che proprio per questo alla fine ci dirà molto sulla reale statura politica di Casini.

© Libero. Pubblicato il 2 marzo 2008.

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