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Visualizzazione dei post da 2005

E' Repubblica, funziona così

di Fausto Carioti L’ editoriale apparso ieri su Repubblica aveva per titolo “Un compito difficile”. Il riferimento era alle sfide che attendono il nuovo governatore di Bankitalia, Mario Draghi. In realtà, assai più complesso appariva, sin dalle prime righe, il compito dell’editorialista di largo Fochetti, il quale doveva dare ragione al governo Berlusconi per aver scelto Draghi, perché la sua è una nomina di alto livello, che alla sinistra certo non dispiace. E comunque, fosse mai che a Repubblica si fanno nemico il governatore appena nominato. Solo che Silvio Berlusconi, per il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, non può mai essere nel giusto, nemmeno se ti dice che oggi è l’ultimo giorno dell’anno. Per di più, stavolta gli uomini di Ezio Mauro non potevano dare il merito della scelta a Carlo Azeglio Ciampi, essendo noto che il Quirinale avrebbe preferito vedere governatore Tommaso Padoa Schioppa. Insomma, toccava scrivere tutto il bene possibile di una cosa fatta da Berlusconi r

Fate la globalizzazione, non fate la guerra

Tra i bilanci importanti da fare alla fine di un anno, i libertarian del Cato Institute inseriscono doverosamente la diminuzione delle guerre e dei morti in conflitti armati. Diminuzione, per capirsi, certificata dal Stockholm International Peace Research Institute ( Sipri ), che non è proprio un covo di falchi vicini alla Casa Bianca ( qui il lancio dell'agenzia Ap e qui gli highlights del rapporto annuale del Sipri ). Un fenomeno che stona parecchio con i titoli del mainstream dei media italiani e statunitensi, che dipingono un mondo in preda alla follia omicida, con l'intento fanciullesco di farci credere che l'assetto basato su una superpotenza "irresponsabile" per definizione, come gli Stati Uniti, non possa che essere condannato alla violenza crescente. Il motivo principale del calo delle guerre e dei morti non è che stiamo diventando tutti più buoni, ma che - semplicemente - si fanno più soldi con la pace che con la guerra. Solo i bamba credono ai complot

Da Fazio a Draghi. E per le banche italiane è la fine degli alibi

Da Antonio Fazio, ciociaro devoto, referente della finanza cattolica, arroccato in difesa dell'italianità delle banche, a Mario Draghi, ultimo vero banchiere di livello internazionale rimasto all'Italia, amico della finanza laica e numero due operativo per l'Europa della banca d'affari Goldman Sachs. Il salto tra Fazio e l'uomo del Britannia non potrebbe essere maggiore, ed è grande come l'abisso che separa Alvito da Londra. Per modus operandi, Draghi è il vero erede di Enrico Cuccia: understatement, riservatezza, uso del potere ai limiti del cinismo, ma sempre senza ostentazione. Spesso invisibile, ma comunque onnipresente. Per finalità, è invece assai distante dal fondatore di Mediobanca: quello aveva fatto della difesa del salottino del capitalismo italiano la ragione di vita sua e di via Filodrammatici; questo guarda più ai poteri forti della finanza europea che a quelli italiani, che infatti ora, dopo aver fatto la guerra a Fazio, temono per il loro orticel

Qualcosa da ricordare del 2005

Tempo di classifiche di fine anno. A giudizio del sottoscritto il migliore bilancio del 2005 è « '05's Big Five », appena stilato da Peggy Noonan, storica autrice dei discorsi dell'immenso Ronald Reagan. La conclusione mi pare ineccepibile: «Are you a pessimist? Then you're thinking Eccliastes: "Vanity, all is vanity." An optimist? Think Lawrence of Arabia, at least in Robert Bolt's screenplay: "Nothing is written"». Tutta roba che non suona certo nuova a chi da bimbo ha letto Kipling . Quanto al migliore sito italiano dell'anno, la scelta è facile , anche perché mi esime dal dover indicare il mio blog italiano preferito (sono troppi, troppi davvero). Come miglior post italiano dell'anno , scelgo quello che più mi ha fatto riflettere , e non è un caso che tratti una vicenda personale. Lettura consigliata. Davvero. Il mio sito straniero preferito in questi mesi è diventato quello di Carlos Alberto Montaner , come i frequentatori di ques

La legge per l'amnistia e l'emergenza cotechino

di Fausto Carioti Non che prima ci fossero dubbi, ma ora la gerarchia è stata certificata: tra le priorità politiche dei parlamentari italiani la metabolizzazione del cotechino viene prima dell’amnistia. La conferma è arrivata ieri mattina a Montecitorio dai 136 deputati presenti: 71 in meno di coloro che avevano chiesto di discutere il provvedimento in seduta straordinaria, quasi 500 meno del plenum dell’assemblea. Dei 207 che avevano firmato per la convocazione, se ne sono fatti vedere 93: meno della metà. Piaccia o meno, insomma, è stato un flop. Marco Pannella avrà pure le sue buone ragioni per prendersela con Pier Ferdinando Casini, “reo” di aver convocato la mattina del 27 dicembre la seduta nella quale si doveva discutere il provvedimento di clemenza. Ma è difficile dare torto al presidente della Camera quando, a chi protestava per aver convocato la Camera «alle 9,30 di una mattina dopo un giorno festivo», ha risposto che a quell’ora la gente “normale” è già al lavoro, e lo fa s

Dedicato a chi parla di globalizzazione senza saperne nulla

Siccome il mondo si divide in due, in chi conosce le regole dell'economia e nei no-global, fa parte degli scopi missionari di questo blog spiegare, come già fatto in passato in occasione del viaggio di Fausto Bertinotti in Cina ( qui e qui ), cosa rappresenti la globalizzazione nel suo laboratorio più importante, la Cina. Da AsiaNews : «La Cina produce circa il 75% dei giocattoli del mondo, che esporta anzitutto nei Paesi industrializzati. Ma si tratta soprattutto di prodotti economici e negli ultimi 2 anni la richiesta è diminuita. [...] “Non è un segreto – spiega C.K. Yeung, vice presidente del Consiglio di Hong Kong per i giocattoli e presidente della compagnia Blue Box Toys – che il margine di profitto nel settore è sottile e che la competizione continua a crescere”. “In 2 anni, i costi per i salari sono saliti di circa il 20%”, prosegue, e quelli per i materiali tra il 20 e il 30%. [...] Qualità, tecnologia e innovazione sono cruciali – dice Ye Yao, presidente del Consiglio c

Grazie, è stato bello

Siccome un paio di settimane fa ho chiesto ai frequentatori di questo postaccio di firmare la petizione on line del Centro Simon Wiesenthal per chiedere a quello scandalo chiamato Nazioni Unite di censurare l'Iran e dichiarare il fascistello islamico Mahmoud Ahmadinejad persona non gradita, e siccome qualcuno l'ha fatto e altri hanno rilanciato la richiesta sui loro blog, mi pare il minimo dire che in tutto sono state firmate 35.000 petizioni (tra cui le nostre), consegnate manualmente dal rappresentante del Simon Wiesenthal Center allo staff di Jan Eliasson, presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Eliasson, poi, una volta ricevuto il pacco con le petizioni, l'avrà senza dubbio gettato nel cesso. Noi, però, quello che dovevamo fare l'abbiamo fatto. Grazie ancora. Chi vuole, può ancora inviare la sua petizione .

Faida rossa, risate garantite

Bisogna chiamarsi Franco Berardi Bifo, ed avere una storia come la sua, per scrivere (sulla prima pagina di Liberazione di martedì 27 dicembre) che il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, «è incaricato di preparare l'eliminazione di Prodi, la sua sostituzione con un governo autoritario e ultraliberista. Questo è il senso del laboratorio Bologna». Ultraliberista. Cofferati. Su "incarico" di qualcuno non ben definito. Una Spectre del libero mercato, si presume. Ma come si fa?

Alle origini del mal francese

Il "modello sociale francese" marcia allegramente verso l'autodistruzione, e gli incendi delle notti parigine di novembre sono stati i primi segnali d'avvertimento. All'origine dello sfascio, un sistema di studi che nulla a che vedere con la meritocrazia e con le esigenze produttive del Paese (il che spiega, oltre al tasso di disoccupazione giovanile del 25%, anche come faccia la Francia ad avere così tanti intellettuali umanistici sterili e presuntuosi, che vivono nella completa ignoranza di nozioni tecniche basilari, tipo le leggi che regolano l'economia). Il saggio di Anthony de Jasay " Le sommosse delle banlieues e l’autodistruzione del modello francese " (formato pdf), appena messo on line dai soliti benemeriti dell'Istituto Bruno Leoni, descrive bene la situazione transalpina e offre diversi spunti di riflessione (e di preoccupazione) all'Italia. «La scuola pubblica francese», si legge nel testo, «ha un solo scopo: far superare all’80 p

Pera parla a Nassiriya. E mi ricorda Reagan

Il discorso tenuto da Marcello Pera il giorno di Natale davanti ai soldati italiani a Nassiriya è un bellissimo esempio di retorica "alta", cioè quello che manca a un teatrino politico come quello italiano, dove - per evidenti carenze dei suoi protagonisti - alla seconda dichiarazione su ogni possibile argomento il dibattito è già finito in vacca. Del discorso di Pera davanti ai nostri militari (e dico "nostri" non solo perché italiani) segnalo i due passaggi che più mi sono piaciuti. Il primo, sui fatti: «L'Iraq non è solo devastazione, è - grazie anche a voi - soprattutto ricostruzione. Voi svolgete quotidianamente centinaia di interventi nel campo della sicurezza, dell'ordine pubblico, della formazione del personale, della sanità, dell'educazione scolastica, delle infrastrutture civili e militari, degli impianti idroelettrici. Collaborate nel pagamento delle pensioni, vi occupate della salvaguardia dei siti archeologici, distribuite aiuti alimentari.

Sondaggio su Castro, ecco tutti i risultati

Grazie esclusivamente a Carlos Alberto Montaner , questo blog è stato il primo mezzo di comunicazione in Italia in cui si è letto del primo, vero sondaggio imparziale condotto (clandestinamente) a Cuba su Fidel Castro e il suo governo. Era il 16 dicembre. Oltre una settimana dopo se n'è accorta Repubblica, che il 24 dicembre ha dedicato alla vicenda un ottimo articolo , doverosamente richiamato in prima pagina ("Cuba, sondaggio anti Fidel"). Leggendo l'articolo di Repubblica, e soprattutto andando direttamente alla fonte, cioè al sito della Ong Solidaridad Española con Cuba , che ha commissionato e quindi pubblicato il sondaggio, si apprendono ulteriori dettagli ( qui l'intera documentazione in formato html ). Ad esempio: il 50,4 % dei cubani (il 78,7% esclusi gli indecisi) è favorevole al progetto Varela (ne ho scritto qui ), nato per introdurre dal basso e nel rispetto formale della costituzione cubana le libertà civili nella legislazione dell'isola; il 68

A Conservative Christmas

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«When the Ukraine was free and not under Soviet bondage, Christmas was, of course, the religious event that it is in the Western world. A favorite Ukrainian carol was 'Nova Radist Stala' - 'The Joyous News Has Come To Us.' A Ukrainian now teaching at the University of Utah has written an article about the evolution of Christmas under Communism, at least as it applies to this carol. In the good days of freedom, the people of the Ukraine sang these verses: The joyous news has come which never was before. Over a cave above a manger a bright star has lit the world, where Jesus was born from a virgin maiden, clad in raiment poor like a peasant baby, the shepherds with the lambs surrounded the child, and on flected knees they Him glorified. We beg you our King, we pray to you today, grant happiness and joy to this family. Now, of course, this was neither fitting nor permitted under Communism. Still the commissars were a little leery about an outright ban. They chose to allow

Ratzinger, lo Stato, il mercato, la globalizzazione e gli auguri di Natale

L' occasional paper "Moralità, economia e mercato nel pensiero di Benedetto XVI", firmato da Samuel Gregg (direttore delle ricerche presso l' Acton Institute di Grand Rapids, nel Michigan) per l' Istituto Bruno Leoni , è una delle mie letture natalizie. In estrema sintesi il succo è questo: «Ratzinger non discute né denigra mai la superiorità del mercato nella creazione di ricchezza. E nemmeno si impegna in un’impulsiva retorica anti-globalizzazione. Piuttosto, la sua preoccupazione rimane legata al contesto morale in cui la libera impresa e il libero scambio vivono, si muovono e si sviluppano. Su questa base, possiamo tranquillamente affermare che qualsiasi combinazione di un’economia di mercato con le culture prevalentemente modellate da varianti di libertinismo, materialismo e utilitarismo preoccuperanno Benedetto XVI tanto quanto turbarono Giovanni Paolo II. Posto, tuttavia, che questi sono problemi più culturali che economici in sé, sembra ragionevole sugge

L'ultima smania del politicamente corretto

Si chiama discriminazione positiva . Ne faremmo volentieri a meno.

Borghezio e fascistelli no-global, ecco come sono andate le cose

Parla Beppe Pisanu, ministro dell'Interno. «Contrariamente alle prime impressioni, l’on. Borghezio non ha compiuto alcun gesto provocatorio. Egli, infatti, è salito sul treno prima dei manifestanti e ha preso posto in una carrozza lontana da quelle a costoro riservate . L’on. Borghezio è stato preso di mira e poi selvaggiamente aggredito da una squadraccia di picchiatori mossi da odio politico. Sorte identica hanno avuto i due operatori della Polizia ferroviaria che hanno cercato di proteggerlo. Fino all’arrivo dei carabinieri alla fermata di Chivasso, nessuno ha mosso un dito per fermare gli aggressori. Questi ultimi hanno trovato ampia copertura tra gli altri manifestanti che affollavano il treno: a quanto pare, nessuno di loro ha visto o sentito nulla ». E' il succo della informativa tenuta da Pisanu davanti alla Camera dei Deputati nei giorni scorsi, appena pubblicata sul sito del ministero dell'Interno . Lettura molto interessante. Da fare, magari, ricordando che tan

La "resistenza" irachena si converte alla democrazia amerikana

I comunicati del campo antiimperialista, interfaccia italiano della "resistenza" irachena, sono una lettura istruttiva sulla situazione irachena quasi quanto le dichiarazioni di George W. Bush e Condoleeza Rice. Ho appena ricevuto l'ultimo "Notiziario del Campo Antimperialista", dal quale copio e incollo in modo integrale la risoluzione adottata subito dopo le recenti elezioni irachene ( elezioni delle quali ho scritto qui ). Al di là della propaganda, il succo del documento è chiarissimo: la "resistenza" irachena è spiazzata, è messa male sia sul piano politico che su quello militare (per la prima volta, a mia memoria, gli antiimperialisti parlano apertamente di situazione di stallo, di difficoltà senza soluzione e di possibile sconfitta, mentre i "bollettini" precedenti erano trionfali). Obtorto collo, i "resistenti" hanno deciso di accettare le regole del gioco fissate dal governo "filoamerikano". Il resto del documento

Dubbi seri

Cose come questa (se provate da condanna definitiva, ça va sans dire), assieme alle stragi terroristiche contro i civili, fanno proprio vacillare la mia molto liberale contrarietà alla pena di morte. Dio, come vacilla...

La Casa dei morti viventi 7 - Starring V. Feltri (sull'Unità)

Poi qualcuno ha l'ignoranza e la faccia tosta di dire che Libero non è libero anche nei confronti di Silvio Berlusconi. L'Unità, per pubblicare una critica ragionata e non livorosa al presidente del Consiglio, è stata costretta a intervistare Vittorio Feltri. Tanto per capirsi: «Il vero problema è che lui (cioè Berlusconi, ndAcm) è debole nella comunicazione. Non ha comunicato le cose buone che ha fatto. Nessuno sa niente, non perché siamo imbecilli noi, ma perché mescolano tutto in un frullato di cui nessuno capisce niente. È spocchioso, ce l’ha sempre coi giornalisti, insomma lo vedo in difficoltà. Sarà fuori forma. Va dicendo che ha cambiato il sistema, la costituzione. Ma che riforma è? Intanto prima c’è il referendum, poi i cambiamenti se verranno confermati partiranno fra anni». Ovviamente, ce ne sono anche per Romano Prodi. «Secondo me (Berlusconi) è capacissimo di ribaltare la situazione. Io lo dico sempre, attenti al colpi di reni di Berlusconi. La sinistra non deve e

Bertinotti, lo sfruttamento dei lavoratori e le vergogne cinesi

Come raccontato dal sottoscritto , Fausto Bertinotti è andato in Cina con l'intento di "criticare" le ingiustizie del Paese ed è finito vittima delle sue spesse lenti ideologiche. Come raccontato anche da altri , ha ridotto la questione dei diritti umani in Cina allo "sfruttamento" dovuto all'apertura alla globalizzazione. Quale sia la dimensione di questo "sfruttamento" liberista lo spiega bene l'imprenditore Marco Palmieri, intervistato sul Corriere della Sera di oggi: «Per noi che investiamo in Cina la competizione è durissima. E' successo che un'azienda tessile abbia deciso di aprire proprio davanti al nostro stabilimento, a Zhongshan. Risultato: in una mattina se ne sono andati 50 dei nostri dipendenti, attratti da condizioni migliori. Questo è il Paese. Non ci sono sindacalisti. Ma quando un operaio non è contento può cambiare lavoro in un attimo. Sembra incredibile, ma in Cina serve più manodopera. Nelle strade le aziende aprono

Kagan: ecco perché il voto iracheno cambia tutto

Il neocon Robert Kagan è uno che va letto sempre, perché scrive cose sensate in modo lucidissimo. Chi non l'ha mai letto, può ancora trovare in libreria " Paradiso e potere " e " Il diritto di fare la guerra ". Kagan ha appena scritto assieme a William Kristol su The Weekly Standard (di cui Kristol, altro neocon a 24 carati, è il fondatore) un ottimo articolo in cui spiega perché, nonostante i democratici americani (e non solo loro) stiano facendo di tutto per convincere chiunque (loro stessi per primi) del contrario, le recenti elezioni sono state la chiave di volta del processo di democratizzazione iracheno, e la differenza l'ha fatta la vasta partecipazione dei sunniti. «La cosa principale di questa elezione, a parte le sue ovvie caratteristiche di "pietra miliare", è l'incredibilmente alta affluenza dei sunniti. In ottobre i soliti esperti ci avevano assicurato che il passaggio del rerefendum costituzionale era stato un disastro, l'en

Conservatism strikes back (by Giovanni Orsina)

Giovanni Orsina, liberale doc, è il migliore giovane politologo italiano. E non solo a parere di chi (come me) gli è amico. Il suo commento sulla rinascita del movimento conservatore italiano, pubblicato sul Mattino di domenica 18 dicembre , è un gioiellino. Buona lettura. di Giovanni Orsina La manifestazione «Il dovere dell’identità» che si è svolta ieri a Roma su iniziativa della Fondazione Magna Carta, vicina al presidente del Senato Marcello Pera, è una delle tappe della rinascita, in Italia, di una cultura conservatrice liberale. Mancava da più di quarant’anni, quella cultura, nel nostro paese. Ad esser precisi, dal luglio del 1960. Come morì, allora, e perché ora rinasce? La cultura conservatrice scompare nei primi anni Sessanta con l’avvio del centrosinistra. L’ingresso del Partito socialista nella maggioranza di governo, compiutosi dopo lunga gestazione alla fine del 1963 con il primo gabinetto Moro, si accompagna a un radicale mutamento intellettuale. Il centrosinistra «riscop

Primo sondaggio (vero) su Castro. Che ci rimane un po' male

E' stato condotto il primo vero sondaggio sul governo del dittatore Fidel Castro Ruz e la situazione dell'isola cubana. Tra l'8 ottobre e il 3 novembre quindici sondaggisti professionisti spagnoli sono sbarcati a Cuba in incognito, qualificandosi come turisti, e hanno intervistato 541 persone prese a caso, ben sparpagliate sul territorio cubano, ponendo a ciascuna di esse le domande di un questionario già preparato. I risultati dicono che: - metà dei cubani interpellati sostengono che le cose nell'isola vanno "male" o "molto male"; - appena il 20% sostiene che le cose stanno andando "bene" o "molto bene"; - il 50% critica fortemente il modello economico adottato dall'isola e ritiene che i principali problemi del Paese siano le privazioni, il costo della vita, la disoccupazione e la scarsità di cibo; - tutta colpa dell'embargo americano, diranno gli utili idioti dei dittatori . E invece no, solo il 25% ritiene l'embarg

Cacciamo Ahmadinejad dall'Onu

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Svegliamo quella vergogna chiamata Onu. Con Israele, contro i nazisti (islamici o no non fa alcuna differenza) che vogliono cancellarla dalle mappe geografiche e negano l'olocausto mentre proseguono il loro programma nucleare . Giuro che non ho alcuna voglia di trasformare questo nel blog delle petizioni (tanti, di sicuro più di quanti mi aspettassi, hanno firmato quella di Human Rights First per Oscar Elias Biscet : molti mi hanno scritto via mail, li ringrazio qui collettivamente). Però, come tanti altri, ho appena ricevuto una mail dal Centro Simon Wiesenthal (ha bisogno di presentazioni?) in cui mi si propone di firmare e di diffondere il più possibile la petizione diretta a Jan Eliasson, presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nella quale si chiede che i 191 Stati dell'Onu censurino l'Iran e dichiarino Mahmoud Ahmadinejad persona non gradita (per capirsi: non si tratta di chiedere l'espulsione dell'Iran dalle Nazioni Unite). Anche in que

Milton Friedman: buono scuola, non buono carità

L'economista Milton Friedman , oggi 93enne, è il padre del buono scuola. Ovvero del sistema di finanziamento degli istituti d'istruzione basato sulle preferenze dal basso, nella convinzione - sacrosanta - che i genitori sappiano meglio di chiunque altro qual è la scuola migliore cui affidare i loro figli. Lo Stato consegna un voucher alle famiglie, le quali lo girano alla scuola - statale, privata, confessionale, laica, creata da una cooperativa di insegnanti, di genitori o da un imprenditore puro - che ritengono migliore per l'educazione del proprio figlio. Le scuole quindi convertono il buono in denaro contante. Ritenuta un'idea eretica mezzo secolo fa, quando fu lanciata da Friedman, il buono scuola ha conquistato consensi negli Stati Uniti e persino nel Vecchio continente. In Italia, oggi, una forma caricaturale di buono scuola è in vigore in alcune regioni italiane, tra cui Lombardia e Piemonte. In nessuno di questi casi il buono è usato come un mezzo per rendere p

La Casa dei morti viventi 6 - True Anal Stories

Parla Giulio Tremonti. E già ci sarebbe da preoccuparsi. Dice: la Porno Tax « diventa una imposta etica secondo il modello francese. Non è una doppia Iva, ma una addizionale sui profitti di prodotti che incitano alla violenza e alla pornografia ». Non so se essere più preoccupato per l'aggettivo "etica" o per l'aggettivo "francese": accetto suggerimenti. Poi hanno la faccia di definirsi un governo liberale. Poi tanti miei amici mi chiedono perché sono perplesso sull'eventualità di andare a votare alle prossime elezioni. Ha ragione my brother in arms Carlo Stagnaro : «Not in my name». PS. A proposito. "Arancia Meccanica" è violento e/o incita alla violenza? E "Rocky II"? E "Kill Bill"? E "Leon"? E "Salvate il soldato Ryan"? E "Il signore degli Anelli"? E il dvd di un concerto di Alice Cooper? Con "The Passion" come la mettiamo? "Salò o le cento giornate di Sodoma" di Pasolini

Aiutiamo un prigioniero cubano

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Alzi la mano chi, in Italia, conosce il suo nome: Oscar Elias Biscet. Eppure la Bbc l'ha definito «uno dei più influenti prigionieri politici cubani», il Wall Street Journal gli ha dedicato questo articolo , l'ex premier spagnolo Jose Maria Aznar ha chiesto la sua liberazione , la diplomazia americana si è mossa ufficialmente per lui, la National Review ne parla così . Amnesty International lo ha inserito nella lista dei prigionieri di coscienza (a Cuba se ne contano oltre trecento). Questa è la lettera aperta scritta dalla moglie di Biscet e questo è quello che si ottiene facendo su Google una ricerca su di lui. Free Dr. Biscet è il sito dedicato alla sua causa. Ovviamente, per il dittatore Fidel Castro Ruz, Biscet è un pericoloso « contro-rivoluzionario ». Biscet è il creatore della Lawton Foundation , un'organizzazione per la promozione dei diritti umani a Cuba, dichiarata illegale dal dittatore cubano. Nata nel 1997, la Lawton Foundation ha l'obiettivo di far i

E' Natale: regala Focus a un no-global

Uno dei drammi di questo Paese è che per trovare in edicola un magazine d'informazione popolare intelligente, non appiattito sui soliti luoghi comuni del giornalismo italiano, o ti compri " Focus " o ti attacchi. Il servizio di copertina dell'ultimo numero è un gioiellino, e smonta senza trombonate né alcuna pretesa di fare polemica politica tanti dogmi di fede dei terzomondisti e degli ecocatastrofisti. Nessun dato nuovo: semplicemente un po' di statistiche messe in fila con intelligenza. La morale del discorso è che la modernità, intesa innanzitutto come globalizzazione economica e progresso tecnologico, sta migliorando le nostre vite e quelle di miliardi di altre persone nel mondo. Questo non vuol dire che sia tutto rose e fiori, ovvio. Vuole dire, semplicemente, che i nostri avi stavano peggio e che i nostri nipoti hanno ottime probabilità di vivere una vita migliore della nostra. Cito alla rinfusa: 1) Cina e India sono sempre più ricche (o meno povere, il che

Le tragicomiche avventure di Bertinotti in Cina

di Fausto Carioti Marx è morto, il compagno Mao pure e persino a Pechino se ne sono fatti una ragione già da tempo. Fausto Bertinotti, invece, deve ancora metabolizzare la notizia, e i primi a stupirsene sono proprio i comunisti cinesi che in questi giorni lo ospitano. Il segretario di Rifondazione comunista infatti è in Cina, alla guida di una delegazione della quale fanno parte anche il deputato Alfonso Gianni e il responsabile del dipartimento esteri del partito, Gennaro Migliore. «Dieci giorni che porteranno la delegazione ad incontrare alti rappresentanti del partito comunista cinese», riferisce Liberazione. Ieri, per l’occasione, il titolo sulla prima pagina del quotidiano rifondarolo era di quelli sapidi. «Bertinotti in Cina: “Ecco le nostre critiche”». E uno pensa: “Finalmente!”. Basta leggere i documenti di Amnesty International per sapere che lo scorso anno, in Cina, «decine di migliaia di persone hanno continuato a essere tenute in custodia o in prigione in violazione dei

Gli zombies di Kyoto

Un motivo per leggere l'odierna pagina degli editoriali del Wall Street Journal è il commento sul trattato di Kyoto . Dove si spiega perché il trattato sia, di fatto, già morto, nonostante la conferenza delle Nazioni Unite che si è tenuta a Montreal l'abbia dichiarato ipocritamente «fully operational». Riassumo. - India e Cina, esentate dal protocollo di Kyoto in quanto Paesi non ancora industrializzati a sufficienza, non hanno alcuna intenzione di tagliare le emissioni nel futuro prevedibile. E la Cina è la seconda "fabbrica" di gas serra del pianeta. Gli Stati Uniti (primi in classifica ) hanno già detto che non ratificheranno il trattato di Kyoto. Chi critica George W. Bush per questa decisione, sappia che Bill Clinton, dopo aver fatto firmare il trattato ad Al Gore, lo ha chiuso in un cassetto guardandosi bene dal sottoporlo al giudizio del Senato. - Gli obiettivi del trattato sono ritenuti irrealizzabili dagli stessi firmatari. Il protocollo di Kyoto prevede di p

Comunismo, 15 anni dopo: quattro lezioni dall'Europa centrale e orientale

Ci pensa l' Independent Institute , tramite Alvaro Vargas Llosa , a tirare la morale sulla fine del comunismo in Europa centrale. Non servirà a chi ancora crede in certe ideologie criminali (dal punto di vista dei diritti umani) e fallimentari (dal punto di vista economico), ma serve a chi ha occhi per vedere e cervello per capire. Chi non l'ha fatto, può ancora leggere il " Transition Report 2005 " della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ( qui il pdf della presentazione ). Il commento di Vargas Llosa parte proprio dall'analisi di questo documento. Ne ricava quattro lezioni. 1) In tutta l'Europa centrale e orientale è stato raggiunto un vasto consenso sui benefici del libero mercato. Si discute su quanto in profondità le riforme liberiste debbano arrivare, non sulla loro opportunità. E questo è un enorme passo in avanti rispetto all'Africa e all'America Latina. Persino gli ultimi carri, Romania e Slovacchia, si sono mossi e hanno adottat

Tav, la sinistra vuole sfasciare l'Italia

di Fausto Carioti Altro che Lega Nord, altro che devolution. I fatti di questi giorni in Val di Susa e lo scontro politico che si è aperto intorno ad essi dimostrano che se c’è una parte del Parlamento pronta a sfasciare l’Italia per ragioni di piccolo cabotaggio elettorale, questa è la sinistra. I partiti dell’opposizione - tutti, nessuno escluso - hanno trascorso l’intera ultima legislatura a spiegare agli elettori che la riforma federalista voluta da Umberto Bossi e difesa dall’intera maggioranza è un attentato all’unità nazionale, il trionfo degli egoismi locali dinanzi al bene comune. (Il che non è vero, visto che si tratta di una riforma sotto moltissimi aspetti assai più centralista del federalismo introdotto dalla sinistra nella scorsa legislatura). Non ci hanno messo molto, però, a far capire di che pasta sono fatti davvero. Dovendo scegliere tra gli ecofondamentalisti della Val di Susa e l’opera destinata a saldare l’asse dei trasporti italiani a quello europeo, non ci hanno