Dall'Espresso al Times, dal Times a Repubblica: ecco come funziona

Di Fausto Carioti

È una storia istruttiva. Anche divertente, se uno non si chiama Silvio Berlusconi. Istruttiva perché illustra bene a che livello sia giunto certo giornalismo inglese anche in quella che dovrebbe essere la sua istituzione più prestigiosa, il quotidiano londinese “The Times”, di proprietà di Rupert Murdoch. Divertente perché spiega come, persino nell’epoca di Internet, la stessa notizia riesca ad andare da largo Fochetti, sede dell’Espresso, a largo Fochetti, nell’adiacente sede di Repubblica, passando per Londra, ma rimanendo sempre incredibilmente nuova e miracolosamente vergine.

Succede che il settimanale di Carlo De Benedetti, nel suo ultimo numero, attacchi Silvio Berlusconi citando confidenti anonimi, ai piani alti del PdL, che sputano veleno sul premier. Fin qui, tutto nell’ordine delle cose. Poi, però, accade che il Times di Londra copi l’Espresso. Letteralmente. Nel senso che fa un vero e proprio copia-e-incolla del lavoro di retroscena già apparso sul magazine italiano. Prendendo tutto come oro colato, soprattutto quelle mefitiche confidenze anonime riportate tra virgolette. E lo fa senza nemmeno citare la “fonte”. Cosa che sarebbe doverosa sia per rispetto dell’Espresso sia - soprattutto - per correttezza verso i propri lettori, che avrebbero il diritto di sapere se quelle frasi sono farina del sacco di un giornalista inglese, teoricamente imparziale, o siano prese dal settimanale italiano che ha fatto della distruzione del premier la sua ragione di vita. La chiusura del cerchio avviene su Repubblica di ieri. Dove l’articolo del Times è rilanciato con evidenza, e quelle stesse frasi contro Berlusconi che l’Espresso attribuisce ad alti dignitari del PdL vengono spacciate per uno scoop del quotidiano inglese.

L’articolo dell’Espresso porta la firma di Marco Damilano e s’intitola “Caccia grossa al premier”. Contiene due indiscrezioni forti. La prima riguarda Gianni Letta: «Negli ultimi mesi» il braccio destro del presidente del Consiglio avrebbe preso l’abitudine di non partecipare alle cene di Berlusconi. «Meglio essere prudenti, viste le compagnie non sempre degne di uno statista», scrive Damilano. L’altra cosa interessante è il commento di un personaggio che per anni è stato vicino a Berlusconi «e ora non se la sente più di seguirlo». È una frase che resta impressa: «Berlusconi si è trasformato in un Re Mida all’incontrario: quello che tocca sporca» dice all’Espresso l’anonimo confidente. Ma Damilano, in questa storia di fotocopiatori di articoli altrui, è l’unico che fa davvero il suo mestiere. Si trova le sue fonti anonime dentro al PdL, evidentemente interessate a screditare Berlusconi (ma chiunque ti passi una notizia il suo interesse ce l’ha sempre) e scrive per primo certe cose, del tutto coerenti con la linea editoriale dell’Espresso. Che avrà tanti difetti, ma almeno non pretende di essere un modello di obiettività per il giornalismo mondiale, limitandosi a fornire ai suoi lettori materiale fresco per inveire contro Berlusconi ogni venerdì che Dio manda in terra.

Il Times, invece, dovrebbe essere una cosa ben diversa. Dovrebbe. Perché l’inviato a Bari, John Follain, decide che tutto sommato l’Espresso può essere una buona fonte per raccontare agli inglesi ciò che accade a Berlusconi. E nella edizione domenicale (il “Sunday Times”) scrive: «Insiders say Gianni Letta, Berlusconi’s undersecretary and key lieutenant, has distanced himself from the prime minister and has for several months declined his invitations to dinner. “Berlusconi has turned into the opposite of King Midas: he dirties everything he touches,” a disaffected associate said». La traduzione non serve, la trovate poche righe più sopra: sono le stesse parole già apparse sull’Espresso. Ma ai lettori d’Oltremanica non lo dice nessuno. Se l’autore avesse ammesso che quelle frasi erano prese tali e quali dal magazine arcinemico del Cavaliere, l’articolo apparso sul compassato quotidiano britannico avrebbe perso credibilità. Meglio tacere, allora, anche se così facendo si contravviene alle più elementari regole del giornalismo, quelle che si insegnano nelle scuole: primo, citare sempre la fonte; secondo, controllare sempre le notizie pubblicate dagli altri.

Al resto, come da rodato copione, pensa Repubblica. Che ieri rilancia come inedito il retroscena apparso sul Times. Per chi sa come è andata, l’articolo di Repubblica ha un che di esilarante: «Il Sunday Times, più diffuso tra i domenicali “di qualità”, scrive in una corrispondenza da Bari dell’inviato John Follain che “insiders”, ovvero fonti dell’interno, “dicono che Gianni Letta si è distanziato dal premier e da alcuni mesi declina i suoi inviti a cena”». Dove l’«insider» noi lo conosciamo benissimo: è il giornalista dell’Espresso che il segugio del Times ha copiato senza nominare. Il quotidiano di largo Fochetti cita pure l’immancabile collaboratore «disamorato» del premier che confiderebbe al Times: «Berlusconi si è trasformato nell’opposto di Re Mida, sporca tutto quello che tocca». Ma è la stessa frase pubblicata dall’Espresso che, sciacquata nel Tamigi, torna in riva al Tevere, da dove era partita pochi giorni prima. L’importante, anche in questo caso, è che l’operazione di riciclaggio non venga a galla.

Così abbiamo davanti uno schema chiaro di come funzioni il giochino: l’Espresso spara le sue cannonate su Berlusconi; il Times, zitto zitto, lo copia senza pudore; Repubblica, trionfante, cita le grandi inchieste del Times come la prova definitiva della dimensione internazionale della vicenda. Sarà anche vero, come dicono i nemici del Cavaliere, che il giornale di Murdoch non è di sinistra. Ma dal momento che copia gli house organ della sinistra italiana senza manco cambiare le virgole, non si capisce bene dove sia la differenza. E questo lascia aperte almeno un paio di domande. La prima: cosa ne pensa Murdoch del suo quotidiano più prestigioso che si riduce a copiare i giornali nemici di Berlusconi senza nemmeno avere il buon gusto di citarli? La seconda: è questo riciclaggio occulto degli articoli dell’Espresso quello che il direttore del Times intende per informazione obiettiva e corretta sull’Italia?

© Libero. Pubblicato il 30 giugno 2009.

Qui l'articolo dell'Espresso.
Qui l'articolo del Sunday Times.
Qui l'articolo di Repubblica.

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