Ecco il testo integrale dell'articolo apparso il 20 febbraio del 1974 sull'Unità, nel quale Giorgio Napolitano spiegava perché la cacciata di Aleksandr Solzhenitsyn dall'Urss fosse la «soluzione migliore» che il partito comunista sovietico potesse adottare. Lo pubblico senza alcun commento né taglio né aggiunta. Quello che volevo dire in proposito l'ho scritto qui . L’ESPERIENZA SOVIETICA E LA NOSTRA PROSPETTIVA ANCORA SUL «CASO SOLGENITSYN» Pubblichiamo questo articolo del compagno Giorgio Napolitano, membro della Direzione del PCI e responsabile della Commissione culturale, che comparirà sul prossimo numero di «Rinascita». Anche se il clamore suscitato dall’arresto di Solgenitsyn è venuto calando, dopo la decisione delle autorità sovietiche di privarlo della cittadinanza e dì espellerlo dall’URSS; anche se alcuni giornali sono rapidamente passati dai toni declamatori e drammatici a quelli, bonari e fatui, delle curiosità sullo «shopping» di Solgenitsyn per le vie di Z
di Fausto Carioti Gli elettori sono tutti uguali, specie a sinistra. Ma alcuni, pure lì, sono un po' più uguali degli altri. Carlo De Benedetti, ad esempio, non è un qualunque elettore del partito democratico. Non tanto per il suo patrimonio o per il fatto di essere l'editore di Repubblica, dell'Espresso e di una sfilza di quotidiani locali, tutti più o meno simpatizzanti per il centrosinistra. Ma perché lui, l'Ingegnere, del Pd è stato un po' il padre che gli ha trasmesso la scintilla della vita, un po' l'ostetrica che l'ha aiutato a venire al mondo. Amante della politica intesa come confronto tra grandi progetti, innamorato della democrazia americana, di convinzioni solidamente liberal (anche se questo non gli impedisce di essere amico del repubblicano George Bush, padre dell'attuale presidente americano), De Benedetti viaggia dieci anni in anticipo rispetto alla classe politica del centrosinistra italiano. È stato lui il primo a spinge
di Fausto Carioti L’appoggio di Giorgio Napolitano ad alcune delle scelte più infami dell’Unione Sovietica non si limitò alla benedizione, nel 1956, dell’intervento militare in Ungheria, che l’attuale presidente della repubblica italiana definì un contributo alla «stabilizzazione internazionale». Napolitano riuscì a spingersi oltre, e lo fece in tempi molto più recenti. Nel 1974, in un lungo articolo apparso sull’Unità , l’allora dirigente di Botteghe Oscure approvò in pubblico la decisione del Cremino di esiliare il grande scrittore russo Aleksandr Solzhenitsyn, “colpevole” di aver denunciato gli orrori del comunismo sovietico. Napolitano definì «aberranti» i giudizi politici del dissidente russo e, illustrando la linea del partito, spiegò perché l’esilio dovesse considerarsi la «soluzione migliore». L’episodio, con tutti i suoi retroscena, è raccontato in un libro denso di rivelazioni, firmato da Carlo Ripa di Meana e dalla giornalista Gabriella Mecucci: “L’ordine di Mosca. Fermate l